Travolto in bici da un’auto: l’assicurazione non paga

Il calvario di Christian Guidi, investito il 9 novembre del 2013 sulla via Emilia "Si rifiutano di versarmi 516mila euro, senza quei soldi non posso curarmi"

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"E’ un miracolo che io sia ancora vivo". Christian Grandi lo ripete più volte, quando parla dell’incidente che gli ha stravolto l’esistenza. Da quel 9 novembre del 2013, il giorno in cui è stato investito da un’auto sulla via Emilia mentre era in sella alla sua bici, la sua vita è cambiata completamente. "Non sono più riuscito a laurearmi. Mi mancavano pochi esami per completare il corso di infermiere". Da allora Christian, che faceva l’educatore, non ha più lavorato. E nonostante tutte le cure e le terapie a cui si è sottoposto, "il mio calvario ancora non è finito. Mi muovo solo con le stampelle, perché zoppico vistosamente, e in alcuni momenti della giornata sono costretto ancora a usare la sedia a rotelle".

Eppure l’assicurazione dell’uomo, A. M., che l’ha investito con la sua Ford Focus, non vuole pagare a Grandi il risarcimento dovuto. Nonostante il tribunale di Rimini abbia stabilito, a fine ottobre, che la colpa dell’incidente è tutta da attribuire all’investitore, condannando la sua assicurazione a pagare oltre 700mila euro per i danni fisici subiti e le spese per le cure e le terapie di Christian. "Un calvario nel calvario", allarga le braccia Fabio Pierini, l’avvocato del giovane (oggi 41enne) vittima dell’incidente del 2013. La compagnia assicurativa di A. M. che ha sede legale a Modena, fin qui ha pagato al riminese soltanto 200mila euro di provvisionale. "Si rifiutano di versare i restanti 516mila euro", attacca Pierini. E per questo l’avvocato del giovane riminese ha presentato prima un atto di precetto nei confronti dell’assicurazione, poi la richiesta di pignoramento dei beni per ottenere finalmente l’intera somma spettante al suo assisito.

"Ho diritto a quei soldi – ribadisce lo stesso Christian – Non tornerò mai più come prima dell’incidente. Ho dovuto dire addio al lavoro, alla laurea, allo sport e a tante altre attività. Dovrò sottopormi ad altri interventi, e ho sostenuto già numerose operazioni, cure e terapie". Nello schianto sulla via Emilia Grandi riportò la frattura di 58 ossa, tra cui ben 13 vertebre cervicali. La speranza del riminese, che si è curato a lungo anche in Spagna ("soltanto perché lì le terapie che dovevo fare costavano di meno"), è di "riuscire, con il mezzo milione che l’assicurazione deve ancora pagare, a completare gli interventi e le terapie". Una delle prossime operazioni "dovrebbe permettermi di riacquistare piena funzionalità della gamba, ma so già che dopo l’intervento dovrà fare ancora parecchia riabilitazione". E fin qui il servizio sanitario gli ha riconosciuto soltanto una parte dei trattamenti di fisioterapia.

L’avvocato Pierini non si dà pace per il suo assistito. "Già abbiamo dovuto fare una causa civile, per avere il risarcimento. E’ una vergogna che l’assicurazione ora, nonostante la condanna inflitta dal tribunale, stia facendo di tutto per non pagare il dovuto".

Manuel Spadazzi