Truffa dei finti incidenti a Rimini: in 28 alla sbarra

Falsi certificati medici per ottenere i risarcimenti dalle assicurazioni. A processo anche un broker e un ortopedico

Rimini, 23 novembre 2022 - Secondo la ricostruzione degli inquirenti, avevano messo in piedi una vera e propria organizzazione per truffare le assicurazioni simulando falsi incidenti stradali, spesso anche con macchine di grossa cilindrata. Il tutto, sempre stando agli investigatori, con il coinvolgimento di un medico, un ortopedico all’epoca in servizio al pronto soccorso dell’ospedale Infermi di Rimini, che avrebbe sottoscritto dei referti medici non veritieri.

L'inchiesta per le truffe dei finti incidenti
L'inchiesta per le truffe dei finti incidenti

Questa, almeno, è la ricostruzione fatta dal’accusa. Trenotto le persone inizialmente coinvolte nell’inchiesta, anche se alcune posizioni sono state stralciate mentre altri imputati hanno scelto la strada del patteggiamento. A processo, davanti ai giudici del Collegio di Rimini, ci sono ora 28 imputati, difesi tra gli altri dagli avvocati Piero Venturi, Fiorenzo e Alberto Alessi, Giuliano Renzi, Christian Brighi. Le accuse, a vario titolo, vanno dal falso materiale in atto pubblico alla frode assicurativa fino ad arrivare alla corruzione.

Ieri mattina si è svolta la prima udienza del processo, con l’ammissione delle prove e la costituzione di parte civile da parte delle compagnie di assicurazione, 14 in totale (inclusi alcuni grossi nomi del settore), che sarebbero state danneggiate dala maxi - truffa. Il danno quantificato dagli inquirenti, per episodi avvenuti a partire dal 2013, si aggira attorno ai 400mila euro.

Alla sbarra, tra gli altri il dottor Alberto Maria Poce Tucci, allora in servizio presso il pronto soccorso ortopedico dell’Infermi, Ivano Casadei di Montescudo, ex assicuratore e broker e Salvatore Pascarella, residente a Santarcangelo. I fatti risalgono al periodo 2013-2018 secondo quanto emerso dalle indagini condotte dal nucleo investigativo dei carabinieri e della Finanza. L’ex broker Casadei, grazie alla compiacenza del medico, avrebbe pianificato i falsi infortuni, facendo poi stipulare più polizze per lo stesso rischio ai clienti: da qui l’incasso dei risarcimenti, denaro che veniva spartito tra i protagonisti della vicenda.

"Operazione rischio zero": così l’avevano ribattezzata, nel 2019, i militari del nucleo investigativo di carabinieri e guardia di finanza che avevano lavorato per mesi con le rispettive sezioni di polizia giudiziaria. Un’inchiesta nata per caso, quando nel corso di un’intercettazione relativa a un’altra indagine, saltano fuori non ben identificate truffe assicurative. Uno spunto che viene passato alle due squadre di polizia giudiziaria della procura che cominciano a spulciare i fascicoli. Un lavoro certosino che era durato mesi ma che alla fine aveva rimandato un quadro serprendente, ricostruito dagli investigatori grazie anche alle intercettazioni telefoniche e all’installazione di microcamere all’interno del pronto soccorso.

l. m.