
Una via per il re dei playboy "Zanza ha reso celebre Rimini" Ma l’idea imbarazza e divide
di Mario Gradara
"Una via intitolata a Zanza? Mi sembra troppo poco, visto che stiamo parlando di un mito, una leggenda, un uomo che attraverso le sue conquiste femminili ha dato un contributo fondamentale al turismo di Rimini e della riviera. Non solo nei suoi trent’anni di ’attività’, ancora oggi registi, documentaristi e inviati mi chiamano per farmi raccontare la storia di Maurizio Zanfanti. Io chiedo che gli venga dedicata una statua o un busto, sono pronto a pagarla di tasca mia, da erigere nella nuova rotonda di Bellariva che è ancora senza nome". La proposta viene da Giuliano Lanzetti, titolare del Bounty Pub e ideatore di Pienissimo, nonché figlio di quel Walter Lanzetti nella cui discoteca, il Blow Up, il re dei playboy ha messo a segno gran parte delle sue seimila conquiste femminili, tra il 1972 e fine anni Novanta.
Giuliano Lanzetti prende una posizione netta, nel dibattito infuocato che si è scatenato sulla proposta di intitolare a Zanza una via o una rotonda, fatta nei giorni scorsi da sua madre, Teresa Succi, in occasione dell’annuncio della chiusura della storica pescheria che la signora ha gestito per 57 anni a Rimini. "Una decisione difficile, – ha detto al Carlino – ma 17 anni senza mio marito e 5 dalla morte di Maurizio, che aiutava me e i clienti, sono tanti, il dolore è troppo grande. Ma mio figlio merita una strada". "Ancora oggi ricevo lettere da ragazze di tutta Europa dedicate a Maurizio", si commuove la mamma.
Maurizio Zanfanti, alias Zanza, è morto prematuramente a 63 anni il 26 settembre 2018, durante un rapporto sessuale con una 23enne. Subito erano state avviate alcune raccolte di firme, da parte di suoi amici e colleghi di lavoro al Blow Up, per chiedere al Comune di intitolare una rotonda o una via cittadina al playboy. Non solo. L’ex consigliere del Cinque stelle Marco Fonti aveva detto di aver individuato a Bellariva un giardino che sarebbe potuto essere dedicato a Zanza. Poi la cosa si è spenta. La normativa in materia prevede che trascorrano 10 anni dalla scomparsa prima dell’eventuale intitolazione toponomastica. A questa regola sono ammesse eccezioni in caso di particolari benemerenze.
"Credo sia il caso di Zanza – prosegue Lanzetti –. Lui trattava bene le donne, che lo cercavano, dall’Italia e dall’estero, Scandinavia e non solo. Lui voleva andare a donne, e le donne volevano andare con lui. Che c’è di male? Non era un birro, uno ’sborone’ o un arrogante, non amava i riflettori, era una persona modesta, positiva e riservata. Io ho avuto la fortuna di conoscerlo, ero un ragazzino allora, e so quante centinaia di interviste ha declinato, richieste da tv e giornali di tutta Europa. Solo chi non l’ha conosciuto e qualche bigotto possono essere contro l’intitolazione. E una statua di Zanza sarebbe un richiamo potentissimo anche per il turismo".
"A tutti i giornalisti rispondevo, allora c’era solo il telefono fisso – aggiunge Walter Lanzetti, il titolare del Blow Up, la disco d’adozione degli scandinavi a Rimini, rigorosamente vietata agli over 33 – ’Zanza non rilascia interviste’. Oggi una strada col suo nome la merita".
"Non sono d’accordo con l’intitolazione toponomastica – taglia corto Marto Tonti, presidente Arcigay Rimini –. Niente contro la persona, ma è un tipo di mito dal quale Rimini deve distaccarsi. Specie oggi che è in corsa come Capitale della Cultura 2026. In quegli anni lo sciupafemmine ci poteva stare, ma non è cosa da prendere ad esempio come modello oggi. Non servono epigoni di Zanza". Un pericolo, per la verità, che sembra assolutamente remoto.
Ma non è solo Arcigay a muovere dubbi. Nei giorni scorso lo storico del turismo Ferruccio Farina, oltre a citare vari riminesi illustri a tutt’oggi senza dediche toponomastiche, ha chiesto che "prima Rimini scopra la sua storia più antica, e anzitutto torni a volare alto e a valorizzare i suoi tesori".