Uno Bianca, l'avvocato di Savi: "Cancellate il nome di Fathi dalle lapidi"

Un tunisino venne trucidato a Rimini 31 anni fa. I familiari delle vittime: "Se è un errore, lo toglieremo"

 Fabio Savi, condannato all’ergastolo

Fabio Savi, condannato all’ergastolo

Rimini, 23 novembre 2021 - Fathi Ben Massen aveva 22 anni quando, il 19 dicembre 1990 davanti al bar Blue Line di Rimini, venne trucidato. Ma oggi quell’omicidio potrebbe nascondere ancora il nome del reale assassino. Nonostante le generalità del giovane tunisino siano indicate da anni su alcuni monumenti in onore delle vittime della banda della Uno Bianca. Un ’caso’ esploso domenica a Rimini durante l’inaugurazione del rinnovato Giardino della memoria – dove per l’occasione è stato aggiunto un mandorlo e una mattonella per il ragazzo – e portato alla luce dalla presidente dell’associazione dei familiari delle vittime, Rosanna Zecchi, informata dal pm Daniele Paci che condusse le indagini sull’omicidio: "Avvieremo verifiche – così la Zecchi – e se non ci saranno riscontri processuali il nome verrà tolto".

La targa contestata con i nomi delle vittime
La targa contestata con i nomi delle vittime

LA BANDA Un delitto mai rivendicato dai fratelli Savi nella loro lunghissima scia di sangue tra Bologna, Romagna e Marche: 24 morti, 102 feriti, 103 azioni criminali. Perizie balistiche poi sancirono che a sparare non furono le armi utilizzate dalla banda della Uno Bianca – composta per cinque sesti da poliziotti e attiva tra il 1987 e il 1994 –, come ha confermato anche l’ex pm Valter Giovannini. Il nome di Fathi Ben Massen dal 2001 compare invece anche sulla targa del monumento nel parco in viale Lenin a Bologna, dove ogni 13 ottobre una partecipata cerimonia ricorda tutte le persone morte sotto i colpi dei Savi; oltre che sulla mappa interattiva nel sito del Comune felsineo realizzata di recente. "Mi dispiace per il ragazzo – riprende la Zecchi –, nessuno però si era fatto avanti per dire che non c’entrava nulla, ora invece dopo 30 anni se ne parla: mi sembra una cosa fuori dalle grazie di Dio. Siamo rimasti a bocca aperta". Su altri elenchi in pubblicazioni dedicate all’argomento, invece, il tunisino non c’è, ma le vittime sono comunque 24 perché tra queste viene conteggiato un ferito in un episodio bolognese sempre del 1990, Giancarlo Amorati, che morì nel 1993. Il quale manca però dalle targhe sui monumenti di Bologna e Rimini.  

RABBIA I primi ora a chiedere la rimozione di Ben Massen dagli elenchi, sono i legali dei fratelli Savi. "Se la presidente Zecchi cancellerà il nome – spiega Donatella De Girolamo, difensore di Roberto – non adotterò alcuna iniziativa. Mi aspetto che così agisca anche Rimini. Un equivoco davvero poco piacevole, prima di tutto per il ragazzo deceduto". Durissima anche la collega Fortunata Copelli, per Fabio Savi: "Un errore che rappresenta un’offesa per l’organo inquirente che ha lavorato per anni su questo omicidio – dice –. Un tentativo di mettere un velo o instaurare dubbi sull’operato dei magistrati. Comprendo il dolore delle vittime – conclude l’avvocato – ma non giustifico il sostituirsi di un’associazione a un organo inquirente".  

NESSUN PERMESSO Intanto, proprio negli ultimi giorni è arrivato l’ennesimo no alla richiesta di permesso avanzata da Fabio Savi, condannato all’ergastolo e rinchiuso nel carcere di Bollate. Per il magistrato di sorveglianza, il capo della banda con il fratello Roberto, oggi sarebbe "troppo mansueto", come se – è il ragionamento – nascondesse dentro una rabbia enorme e la sua continua mancanza di scuse verso i familiari delle vittime non lo porterebbe da nessuna parte. Ma non è finita. Sulla scena irrompe anche un’altra protagonista della vicenda, la sua ex compagna Eva Mikula – tra i due c’è un contenzioso aperto dopo la pubblicazione del libro Vuoto a perdere scritto dalla donna –. Una recente intervista della donna su un portale online sta generando nuove polemiche con alcuni familiari delle vittime della Uno Bianca: "Sembra quasi che con quelle parole – dicono – voglia sfidare ciò che hanno accertato i pm e per questo è opportuno che venga sentita per chiarire".