Vanessa, scomparsa da undici anni "Ormai abbiamo perso la speranza"

La 27enne santarcangiolese è fuggita da una clinica di San Marino nel marzo del 2011. Il dolore della sorella: "Indagini lacunose, sulla vicenda ci sono ancora troppi punti oscuri"

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È l’8 marzo del 2011, il giorno della festa della donna. Vanessa De Gasperi, una ragazza di 27 anni originaria del Perù ma adottata da una coppia di Santarcangelo, affetta da problemi psichici che l’avevano portata all’interdizione, fugge da una clinica di San Marino. Di lei, da quel momento in poi, più nessuna traccia. Il nulla la inghiotte. Da allora sono passati undici anni. Undici anni durante i quali i familiari – i fratelli Silvio, Marco e la sorella Evelyn, assistiti dagli avvocati Elena Guidi ed Emanuela Guerra dell’associazione Penelope – non hanno mai smesso di cercarla. Vanessa appartiene all’esercito degli introvabili riminesi: persone scomparse e mai più rintracciate, nonostante gli sforzi incessanti dei parenti e delle forze dell’ordine. Quest’anno sono state 67 (oltre il doppio rispetto a quelle del 2021), stando ai dati diffusi dalla Prefettura di Rimini in occasione della ‘Giornata dedicata alle persone scomparse’, che ricorreva ieri. Un punto fermo, nella travagliata storia di Vanessa, è stato messo dal tribunale di Rimini, che nelle scorse settimane ha rilasciato la certificazione di morte presunta. I familiari non hanno più dubbi: "dopo tutto questo tempo, purtroppo, riteniamo che per lei non ci sia più nulla da fare" dice la sorella Evelyn. Cosa vi ha fatto arrivare a questa conclusione?

"Era già capitato in passato che mia sorella si allontanasse volontariamente da qualche clinica. Tutte le volte, però, trovava il modo di telefonarmi e di farmi sapere come stava. Avevamo un legame profondo, viscerale, che può esistere solo tra sorelle. Sono certa che, se fosse stata viva, prima o poi mi avrebbe contattata. Cosa che però non è mai avvenuta".

Avete perso la speranze?

"E’ brutto da dire, ma in tutti questi anni non ci siamo mai arresi. Abbiamo cercato di smuovere le istituzioni e l’opinione pubblica attraverso decine e decine di appelli. Siamo stati ospiti di varie trasmissioni televisive, incluso Chi l’ha visto? Abbiamo dato fondo a tutte le nostre energie e risorse. Arrivati a questo punto, avevamo bisogno di una minima certezza, se non altro di una data di morte".

La famiglia ha sempre puntato il dito sulle presunte lacune con cui sarebbero state condotte le ricerche.

"Ci sono tante, troppe cose che non tornano in questa vicenda. Ad esempio, l’ultima persona che afferma di aver visto Vanessa non è mai stata ascoltata dagli inquirenti. Quel giorno, l’8 marzo, nevicava. E allora perché Vanessa, se di fuga volontaria si tratta, non si è portata dietro nulla, neppure borsa, cappotto e cellulare? Secondo la ricostruzione, inoltre, mia sorella sarebbe uscita passando da una porta di servizio dotata di maniglione antipanico. Perché allora nel terreno, che era ricoperto di neve, non è stata ritrovata nemmeno una sola impronta? La nostra convinzione è che non si sia allontanata nel modo che è stato descritto"

Che altro?

"C’è il mistero del computer. Il perito incaricato dalla procura nel 2017 scoprì che era stato resettato. Eppure anche questa rivelazione non è bastata a far svoltare le indagini. Che alla fine sono finite su un binario morto e non sono più andate avanti".

Che idea si è fatta sulla scomparsa di sua sorella?

"Non voglio puntare il dito contro nessuno. Però posso dire che non dimenticherò mai la sua ultima telefonata. Vanessa mi confidò che non si trovava bene in quel posto. C’era qualcosa che le turbava..."

Se sua sorella non fosse sparita, come sarebbe oggi?

"Penso che avrebbe trovato un compagno e messo su famiglia. Forse sarebbe diventata mamma".

Lorenzo Muccioli