È stato un vero e proprio braccio di ferro tra periti quello andato in scena ieri mattina nell’aula del gup al tribunale di Rimini. Uno scontro tra consulenti di parte per dimostrare o meno la sussistenza dell’idoneità (in astratto) della condotta dell’imputata a causare l’evento morte del proprio marito nel somministrare lui veleno mischiato nel cibo. È questo il punto su cui ieri hanno fatto leva il professor Raffaele Giorgetti di Ancona, nominato dall’avvocato Luca Greco come perito di parte della 46enne moldava che si trova a processo con rito abbreviato per l’accusa di tentato omicidio: accusata di avere cercato di uccidere il marito – un 54enne albanese – mediante l’iniezione di dosi di topicida nei suoi pasti quotidiani. Ieri in aula sono dunque emerse conclusioni discordanti tra il perito della difesa e il medico legale della procura (dottoressa Fedeli), che hanno esposto conclusioni opposte sulla possibilità o meno che la condotta dell’imputata potesse provocare la morte dell’uomo. Il giudice al termine dello scontro giudiziario ha dunque aggiornato il processo al prossimo 23 gennaio, quando è attesa la discussione e sentenza.
La 46enne imputata, di origini moldave, era sotto inchiesta dal luglio del 2022, anche se tutto era cominciato un anno prima, quando il marito della donna, un 54enne albanese, da parecchio tempo trapiantato in città – dove lavorava come professionista – era stato costretto a ricorrere alle cure del Pronto soccorso per fortissimi dolori addominali. Quegli stessi dolori che giorni dopo la visita il 54enne avrebbe di nuovo avuto. A seguito del ripresentarsi dei sintomi l’uomo era stato quindi ricoverato in ospedale salvo, un mese dopo, avere ancora lo stesso problema. Secondo i medici i sintomi del caso erano compatibili con un avvelenamento da topicida e, dopo gli esami del caso, era stata accertata la positività del 54enne ai principi attivi di Bromadiolone e Coumatetralyl, due elementi dei veleni ratticidi. La 46enne perciò era stata indagata e finita ai domiciliari, poiché ritenuta la mano che avrebbe ’condito’ i pasti del marito con il veleno. La 46enne, tuttavia, nel corso dell’interrogatorio di garanzia aveva respinto le accuse a proprio carico.
f.z.