La piadina romagnola si è mangiata la Grande Mela

Boom di locali a New York: ecco i riminesi che hanno fatto fortuna col mattarello

Lorenzo Lorenzi posa con il Mago Forrest davanti al suo ristorante

Lorenzo Lorenzi posa con il Mago Forrest davanti al suo ristorante

Rimini, 19 ottobre 2015 - IL SUSHI ha fatto ormai il suo tempo. Le cucine thai e indiana non vanno più come una volta... E allora, per dirla con Samuele Bersani, «hai più pensato a quel progetto di esportare la piadina romagnola?». Certo che ci hanno pensato... Da anni la piadina è sbarcata a New York. Ma mai come negli ultimi tempi la piada è diventata regina della tavola nella Grande Mela. A oggi si contano una dozzina di ristoranti, quasi tutti gestiti da romagnoli - alcuni riminesi - che fanno la piadina. Portano i nomi della nostra terra, della nostra storia, della nostra identità: da ‘Gradisca’ a ‘Malatesta’, da ‘Passatore’ a ‘Testo’. Solo in agosto hanno aperto i battenti in due. Uno è ‘Lella Alimentari’ e a gestirlo è Massimiliano Nanni, figlio della famosa Lella delle piadinerie riminesi. Nanni è sbarcato a New York oltre 20 anni fa, ha gestito vari ristoranti di cucina romagnola, tanto che nella Grande Mela l’hanno ribattezzato ‘Chicco piadina’. «Ma Lella Alimentari è qualcosa di davvero speciale – spiegano lui e la sorella Marina, che manda avanti insieme alla madre i locali riminesi – E’ una piadineria, una caffetteria, ma anche un luogo dove acquistare il meglio dei vini e dei prodotti tipici di Rimini e della Romagna». Sapori di casa nostra, che stanno diventando di casa anche a New York.

 

DAI ‘PIATTI’ al mattarello. «Anche se ogni tanto alla sera continuo a fare il deejay vuoi mettere suonare a New York?». Sì, ma intanto Lorenzo ‘Lenny’ Lorenzi sta diventando qualcuno nella Grande Mela grazie alla piadina sfornata nel suo ristorante Romagna. Che ha già stregato Andrea Pirlo e Michela Foresta (conosciuto come il Mago Forrest), attrici di Broadway e musicisti di fama. Niente male per questo ragazzo di 25 anni di Cattolica, partito un anno fa come cameriere in un locale di New York.

Aprire una piadineria in America è il sogno di tanti giovani riminesi. Lei come ci è riuscito?

«E’ avvenuto tutto in maniera casuale. Sono partito per l’America un anno fa, nel settembre 2014, perché stufo dell’Italia. Ho iniziato lavorando come cameriere in un ristorante, poi sono diventato uno dei responsabili, uno dei manager del locale come dicono qui. Dopo alcuni mesi mi hanno assunto in un altro ristorante italiano, Susanna, gestito da una famiglia veronese, che stava cercando di vendere il locale».

E lei si è fatto avanti...

«Mi hanno chiesto se conoscessi qualcuno interessato. Ne ho parlato con la mia famiglia, e ho deciso di buttarmi io. E’ stato un sacrificio notevole: l’affitto del locale, che si trova nel Greenwich village, è elevato. Niente a che fare coi prezzi di Rimini. Ho dovuto fare un mutuo per rilevarlo e pagare i primi di lavori di ristrutturazione. Qui un muratore costa almeno 200 dollari al giorno. Abbiamo rifatto tutto il locale, cambiato nome e menù. Susanna era una pizzeria...».

Soldi spesi bene?

«E’ presto per dirlo. Ho aperto a fine agosto, grazie anche all’aiuto dei miei genitori: mi hanno dato una mano economicamente e mi hanno affiancato nella ristrutturazione e nell’avviamento. Il locale funziona, ci stiamo facendo conoscere ma le somme le tirerò a fine anno».

La piadina è sempre più popolare tra gli americani. Qual è il segreto?

«Molti ancora la considerano un semplice tipo di pane. Noi serviamo 160 piade al giorno, ma solo la metà sono farcite: le altre accompagnano i piatti di portata. Chi le prova farcite però, poi torna sempre. Anche perché da noi può gustarla scegliendo, ogni ingrediente dal primo all’ultimo».

Si è inventato la piada fai da te?

«Più o meno. Primo uno sceglie il tipo di piada (la facciamo con vari tipi di farine), poi il tipo di verdure, formaggi e salumi. A ognuno la sua piada insomma».

Chi prepara e cuoce la piadina ai fornelli, lei o i dipendenti?

«All’inizio ero io. Ora ho insegnato a due ragazzi americani a prepararla. Sono diventati bravissimi. Ho uno staff di 14 persone (di cui 2 italiani) e spero di crescere ancora». La piadina può fare miracoli. Anche nella Grande Mela.