MARIO GRADARA
Economia

Caos concessioni balneari, l’Europa gela i bagnini: “Stop alle proroghe, via ai bandi”

Gnassi e Croatti: "Il governo ha fallito, rischiamo una pioggia di contenziosi"

Concessioni balneari: l'Europa gela i bagnini italiani

Concessioni balneari: l'Europa gela i bagnini italiani

Rimini, 17 novembre 2023 – La Commissione europea ha avviato ufficialmente una procedura d’infrazione contro l’Italia sulle concessioni balneari. Bruxelles contesta il mancato rispetto della direttiva Bolkestein che impone gare pubbliche sul demanio marittimo. "Abbiamo detto da tempo che il governo scherza col fuoco – attacca l’assessore al demanio di Rimini Roberta Frisoni – La messa in mora all’Italia da parte dell’Ue è un atto pesante. Il tutto nella passività del governo che il nostro e altri Comuni hanno da sempre denunciato: mancano ancora i decreti attuativi del disegno di legge sulla concorrenza varato dal governo Draghi, non ci sono indicazioni agli enti locali sulle gare per le spiagge. Rischiamo una pioggia di ricorsi, con danni enormi ai Comuni e al turismo".

Nella lettera dell’Ue si contestano le troppe proroghe sulle concessioni, imponendo di procedere coi bandi. Il governo italiano ha due mesi per rispondere. "Siamo pronti a fornire risposte immediate alla Commissione europea sul tema balneari", ha subito detto il vicepremier Matteo Salvini. Che cita i i risultati della mappatura del governo: in base ai dati disponibili risulta che "solo il 33% della risorsa spiaggia è occupata, quindi non possiamo parlare di una risorsa scarsa".

E quindi niente bandi. "È urgente un confronto con l’Ue, che il governo stava già preparando – dice Mauro Vanni, presidente delle imprese balneari di Confartigianato – Ma credo che l’Italia potrà trovare soluzioni adeguate con Bruxelles e uscire dall’impasse. Di certo è urgente una norma concordata con l’Ue che tenga conto dei dati emersi dalla ricognizione delle spiagge, da cui risulta le aree libere non sono scarse. Occorre una legge di riordino, per la quale servirà un periodo più lungo per gli attuali concessionari attuali, e poi i bandi per le nuove concessioni". L’ex assessore Roberto Biagini, il portavoce del Coordinamento nazionale mare libero, avverte: "Se la procedura di infrazione arrivasse fino in fondo, a pagare sarebbero tutti gli italiani e non coloro che si ritengono i ‘padroni’ della spiaggia". Ai politici Biagini dice: "Continuate a promettere proroghe, indennizzi non dovuti, concessioni a scapito di spiagge libere solo per aver voti. Vergogna".

"L’avvio della procedura d’infrazione da parte dell’Ue era prevista – sbotta Giorgio Mussoni, il presidente nazionale onorario dei balneari di Oasi –. Come dico dal 2010, è necessario procedere con le evidenze pubbliche, mantenendo dei precisi punti fermi, per salvare il sistema balneare italiano. Ricordando sempre che la spiaggia senza gli stabilimenti non vale nulla". I punti fermi per Mussoni sono "il riconoscimento del valore d’impresa e della professionalità degli operatori, con concessioni affidate a chi ne farà il migliore uso nell’interesse pubblico". Ma per Mussoni ‘non si scappa’ dai bandi: "La mappatura è una presa in giro. La Bolkenstein va applicata".

"Tra gli operatori aumentano i dubbi e le preoccupazioni. Ma restiamo fiduciosi che a breve si possa sbloccare la situazione tenendo conto del valore del nostro lavoro, con una proposta di legge definitiva che chiediamo da anni", dicono dal Sib (il sindacato balneari di Confcommercio) Simone Battistoni e Riccardo Ripa.

"Alla fine la procedura d’infrazione è pronta – dice il senatore del M5 – Marco Croatti – E la nostra Riviera trema perché l’immobilismo e il rischio di contenziosi avranno conseguenze gravissime sul turismo". Neanche il deputato del Pd Andrea Gnassi fa sconti: "Altro bluff del governo e di Salvini sulle concessioni balneari. La procedura d’infrazione dell’Ue svela l’ennesimo tentativo di aggirare la questione da parte del governo, che lascia l’intero senza prospettive e certezze, senza norme. Si apriranno contenziosi sulle concessioni già dal gennaio 2024, un caos ingovernabile per Comuni e Regioni, esponendo gli enti al rischio di tanti ricorsi ".