Salvini e le case chiuse, a Rimini coro di no. "Venga tra le schiave del sesso"

L’associazione Papa Giovanni contro il ministro. Gloria Lisi: "Offende le donne"

Matteo Salvini (Ansa) e il vicesindaco di Rimini, Gloria Lisi

Matteo Salvini (Ansa) e il vicesindaco di Rimini, Gloria Lisi

Rimini, 2 marzo 2019 - «L’idea di riaprire le case chiuse è fuori dalla storia. Il vero problema che la politica ha il dovere di affrontare sono le decine di migliaia di donne, anche giovanissime, costrette a prostituirsi, rese schiave dalla criminalità organizzata e dai clienti che sfruttano la loro condizione di vulnerabilità». E’ la replica di Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Papa Giovanni XXIII, alla dichiarazione del vicepremier Matteo Salvini sulla riapertura delle case chiuse.

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Salvini aveva precisato che il contratto di governo non prevede questo tema. Una rassicurazione che però non basta alla comunità fondata da don Oreste Benzi che in questi anni ha liberato dalla strada oltre 7mila ragazze vittime del racket della prostituzione. Dice Ramonda: «Chiediamo ai governanti di adottare le misure necessarie per liberare queste donne. La soluzione non è l’Austria, nei cui night club non vi sono donne austriache ma persone vulnerabili che provengono da paesi poveri. La vera soluzione è il modello nordico in cui si prevede la sanzione ai clienti, considerati corresponsabili della riduzione in schiavitù di queste persone. Invitiamo il ministro Salvini a visitare una delle nostre case famiglia in cui sono accolte le vittime della tratta a causa della prostituzione».

Pollice verso anche da parte del vicesindaco Gloria Lisi. «Potrei ripetere che c’è in ballo la dignità dell’essere umano, l’inviolabilità del corpo della donna, la libertà personale; che la prostituzione comunque la si veda è una violenza, che non c’è libero arbitrio quando si vende il proprio corpo – argomenta la Lisi – Potrei discutere a fondo, a lungo, del tema del consenso: a chi dice che una prostituta che ‘esercita’ senza esserne costretta sceglie consapevolmente di fare quella vita, potrei rispondere che è comunque una ‘scelta’ che nasce da una costrizione. Tutte, ma proprio tutte si ricordano la prima volta il loro corpo è stato violato. Potrei dilungarmi sul fatto che così facendo si sdogana definitivamente il concetto del corpo della donna come merce, come bene di consumo, aspetto questo che nel 2019 è ancora dominante nei mass media e non solo».

Il vicesindaco contesta anche la tempistica della proposta del ministro Salvini. «A pochi giorni dalle celebrazioni della giornata della donna vale la pena cercare di andare oltre a slogan e soluzioni take away – prosegue Gloria Lisi – Una cosa che tutti possiamo fare è quella di metterci all’ascolto di chi certe esperienze le ha vissute sulla propria pelle. L’8 marzo al teatro degli Atti ascolteremo l’esperienza di Rachel Moran, autrice del libro ‘Stupro a pagamento. La verità sulla prostituzione’. Perchè la favola di Julia Roberts salvata dal principe azzurro Richard Gere esiste solo sulla pellicola: nella realtà la prostituzione è solo un oscuro e violento incubo».