Aprono le porte i simboli del Polesine

Giornate del Fai di primavera, tutto esaurito a Villa Morosini. Un fiume di visitatori anche a Frassinelle e Guarda Veneta

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A fare la parte del leone, nelle giornate del Fai di primavera, è stata Villa Morosini di Polesella. La storica dimora, di proprietà di Luciano Zerbinati, già mercoledì scorso aveva registrato il sold out ed è stata visitata da 750 turisti in queste due giornate che hanno segnato la ripartenza della cultura e dell’arte per la nostra provincia. Bene anche le altre due località che facevano parte del tour ideato dal Fai. Il monumento di San Lorenzo alle vittime della grande alluvione, a Frassinelle, ha fatto registrare 100 visitatori. Tutto esaurito anche per la chiesa di Guarda Veneta dove erano disponibili 200 posti. Tante gente è venuta a visitare questi luoghi del Polesine anche da altre province. Qualche famiglia si è anche spostata da Milano. Un grande risultato per il Fai, presieduto da Daniel Fusaro che ha accolto con entusiasmo il risveglio del Polesine e questi grandi numeri che testimoniano ancora una volta il desiderio di ripartire per lasciarsi dietro le spalle un anno nero, dal punto di vista sanitario, per l’economia ed anche per il mondo della cultura sul quale più hanno pesato i divieti e le chiusure stabilite per ridurre i contagi causati dal Covid. Grande anche la soddisfazione per il collezionista d’arte Luciano Zerbinati che ha aperto le porte della villa che si staglia maestosa nella pianura padana. L’edificio sorge all’ombra del Grande Fiume nel territorio di Polesella. La dimora ospita una mostra permanente e apre le porte ad esposizioni temporanee. Un cammino di rinascita che vede al timone Zerbinati che ha dedicato una vita all’arte con l’obiettivo di far conoscere e restituire al Polesine quell’identità culturale e quel ruolo che a volte sono relegati un po’ nell’ombra. Nell’esposizione permanente scorrono come in una galleria del bello i capolavori di Guttuso, Santomaso, Pizzinato, Turcato, Morlotti, Corpora e Franchina. Il ‘Fronte nuovo delle arti, così venne battezzato quel movimento, ha rappresentato una secessione alla Biennale del 1948, con protagonisti e capolavori provenienti dalla collezione ‘Carrai-Dell’Angelo’, così chiamata dal ristorante di Venezia nel quale si riunivano, attorno al critico d’arte Giuseppe Marchiori. In questi giorni nella villa si può andare alla scoperta della mostra ‘Paesaggio di canapa’, con le opere del pittore Gianfranco Goberti. L’artista di Ferrara, formato all’istituto d’arte di Ferrara e all’Accademia di Bologna, ricoprì anche l’incarico di preside del Dosso Dossi. La mostra di Goberti è ispirata al lavoro della lavorazione della canapa, coltura che rappresentava tanti anni fa una fonte di reddito ed un tratto distintivo dell’economia a cavallo tra la provincia di Ferrara e quella di Rovigo. Le opere rappresentano un omaggio alla nostra storia, un omaggio ed un simbolo della ripartenza.

Agnese Casoni