Bolsonaro, un parente a Rovigo. "Mio cugino presidente del Brasile"

Antenati partiti da San Martino verso il Sud America

Rovigo, Cristian Bolzonaro: "Jair Bolsonaro è mio parente"

Rovigo, Cristian Bolzonaro: "Jair Bolsonaro è mio parente"

San Martino di Venezze (Rovigo), 15 ottobre 2018 - Jair Bolsonaro, 63 anni, sarà il prossimo probabile presidente del Brasile (al primo turno ha preso il 46 per cento, al secondo si vedrà), a San Martino di Venezze ha parenti, lontani. Tra San Martino e Anguillara i Bolzonaro, fino al secolo scorso, lavoravano come fittavoli. Andò così: un Bolzonaro dell’altro secolo, sceso da una nave nel porto di Rio de Janeiro, venne fermato da un funzionario delle dogane che gli chiese, «come ti chiami?», «Bolsonaro» rispose costui, perché noi veneti delle zeta facciamo a meno volentieri e il nome venne trascritto sui documenti d’ingresso dell’immigrazione brasiliana. Se il futuro presidente brasiliano ha ancora un pro pro zio in zona, costui si chiama Dario Bolzonaro, ha 87 anni ed è un ex meccanico in pensione. Ma anche Cristian Bolzonaro, 37 anni, di Rovigo, sostiene di essere un parente alla lontana.

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«Bolsonaro è mio cugino. Anzi, il cugino di mio papà». Cristian Bolzonaro, 37 anni, di Rovigo, titolare di una ditta che fa impianti di telecomunicazioni, è parente diretto del candidato alla presidenza del Brasile che il 28 ottobre, al ballottaggio, sfiderà Fernando Haddad, esponente del Partito dei lavoratori. Jair Bolsonaro, leader della destra, parte dal 46 per cento del primo turno mentre il suo rivale il 7 ottobre ha ottenuto il 29. Le origini di Bolsonaro sono polesane, i suoi avi facevano gli agricoltori. Un antenato di colui che forse, tra pochi giorni, sarà presidente del Brasile, è partito per il Sud America in cerca di fortuna. Proprio per il fatto che la z veniva pronunciata in dialetto, confondibile con la s, quando è arrivato alla dogana il suo cognome è diventato Bolsonaro. Ma il ceppo è quello dei contadini che tra San Martino ed Anguillara coltivavano la terra in Italia, alcuni dei quali nel secolo scorso.

Insomma, un Bolzonaro in Brasile?

«La settimana scorsa hanno iniziato ad arrivarmi messaggi da colleghi di lavoro, dai dipendenti, dagli amici. Tutti a farmi i complimenti per le elezioni in Brasile. All’inizio pensavo ad uno gioco, sono uno a cui piace scherzare quindi non mi stupivo. Poi però hanno iniziato a girarmi link di articoli e mi sono incuriosito».

Allora lei e Bolsonaro siete davvero parenti?

«Secondo mio papà Franco, lui è Jair sono cugini. Nel senso che il bisnonno di mio padre, Luigi, era il fratello del bisnonno di Jair. Erano di San Martino».

È sicuro?

«La famiglia è quella, sono pochi i Bolzonaro e veniamo da lì, in qualche modo siamo parenti quasi certamente».

Che effetto le fa?

«Beh, è divertente vedere come un discendente dei miei stessi avi, migrato in Brasile in cerca di fortuna, abbia avuto un successo così. Ho sempre avuto la curiosità di sapere cos’era successo al ramo sudamericano della mia famiglia ma, vuoi per pigrizia, vuoi per gli impegni, non ho mai approfondito. Finché lunedì il telefono ha iniziato a trillare per via dell’assonanza con il cognome di Bolsonaro».

Cosa ne pensa delle idee di Bolsonaro?

«Mah. Mi pare che abbia delle posizioni un po’ forti, non proprio simili a quelle che apprezzo quando seguo la politica italiana. Ma ho letto solo qualche articolo di giornale, vedremo cosa farà se sarà lui il presidente».

C’è altro che la lega al Brasile?

«Ho giocato a calcio fino a pochi anni fa a livello amatoriale e sono un tifoso dell’Inter. Julio Cesar, il portiere del ‘triplete’ non potrò mai dimenticarlo. Da giovane giocavo sia tra i pali, sia attaccante».

E lei, che idee politiche ha?

«Faccio parte della squadra di Silvia Menon, una lista civica di Rovigo. Nel 2015 ero candidato. Ma ho due figli piccoli, uno di due mesi, e una ditta con diversi dipendenti da mandare avanti. Purtroppo ho poco tempo per la politica».

Che messaggio manda a Bolsonaro?

«Chissà, magari un giorni ci conosceremo, sarebbe bello».