Rovigo, passano le chiatte. Le case tremano

Le imbarcazioni creano un’onda che sbatte contro le rive del Canalbianco. I residenti: "Danni ingenti, siamo costretti a ripararci il tetto da soli"

Migration

Rovigo, 12 gennaio 2020 - ​Passa la chiatta e ti piove in casa. Ha dell’incredibile quanto accade lungo il Canalbianco. Le chiatte, percorrendo il canale, fanno tremare il terreno da spostare le tegole dei tetti delle case. Da quando hanno reso il canale navigabile, ogni anno i residenti sono costretti a sistemare il tetto altrimenti piove in casa.

L’onda creata dalle chiatte sta erodendo gli argini. Numerosi sono gli alberi ricoperti dall’acqua: quando cadranno nel Canalbianco si porteranno via anche quel poco di terra che è rimasta sull’argine. I residenti non temono solo che cada loro in testa il tetto, ma hanno anche paura a percorrere le strade che costeggiano il Canalbianco, ritenute insicure per la scarsa manutenzione degli argini.

Le frane hanno fatto chiudere la strada che dal Passo va a Bosaro, arrecando gravi disagi ai residenti, che ora sono costretti a percorrere chilometri in più per andare al lavoro o portare i figli a scuola. "Il mio fidanzato – racconta una dipendente del bar ‘Al Passo’ – percorreva quella strada per venire a trovarmi, ora deve allungare il tragitto di sei chilometri passando Bosaro. Questa situazione è un danno per l’attività". "Avrebbero dovuto accorgersi prima – secondo Sergio Peratello – che l’argine sta crollando, è inutile chiudere la strada adesso. Una volta gli abitanti della zona contribuivano alla cura dell’argine: ora non possono nemmeno toccare un albero e chi dovrebbe agire non lo fa. Quando passano le chiatte trema il terreno come se fossero treni, così si danneggiano le case".

"Noi residenti – racconta Valentino Perlari – rispettiamo la decisione di chiudere la strada, ma abbiamo visto altra gente spostare le transenne pur di passare dov’è vietato. I danni sono cominciati quando hanno deciso di rendere navigabile il Canalbianco: chiatte e barche hanno danneggiato banchine e rive. Il tremore generato dalla navigazione ha causato non pochi problemi agli abitanti. Fin dai tempi del fascismo si parlava del Canalbianco come idrovia, fino al 1960 c’era un isolotto in mezzo al canale, poi hanno scavato e hanno usato la terra per fare l’A13. Prima l’argine era frequentato da pescatori, da quando passano le barche non vengono più. Sarebbe bastato realizzare una banchina e alzare il livello dell’argine". "La strada – gli fa eco Enrico Costa – è dissestata e pericolosa per l’assenza di guardrail, mancano i lampioni e l’argine è una discarica a cielo aperto".