"Green pass in tribunale, giallo da risolvere"

E’ obbligatorio per i giudici e personale che lavora nella struttura, gli avvocati: "I criteri non sono chiari, staremo a vedere"

Migration

L’obbligo di esibire il green-pass è stato di recente esteso anche alle stanze dei tribunali. Dovranno infatti esibire questo documento i magistrati, i procuratori dello Stato e i componenti delle commissioni tributarie. Questo è quanto previsto dalla bozza del decreto che però esclude "avvocati e altri difensori, consulenti, periti e altri ausiliari del magistrato estranei alle amministrazioni della giustizia inclusi testimoni e parti del processo". "Le indicazioni non sono ancora del tutto precise – in terviene Enrico Ubertone, avvocato e presidente dell’ordine –. Al momento la bozza del decreto riguarda nello specifico gli uffici giudiziari ma non vengono specificate le indicazioni legate alla gestione di questo documento all’interno dagli studi privati. Non è chiaro quindi se, anche in questi contesti, dovranno averlo gli avvocati, i loro dipendenti e se debba essere anche richiesto le persone che accedono agli studi". L’esclusione dall’obbligo di green pass potrebbe però essere giustificata dalla necessità di garantire al cittadino il diritto alla difesa, previsto dall’articolo 10 della Costituzione Italiana. "Un diritto che non si può assolutamente negare – prosegue Ubertone –. Sono convinto che chi ha fatto la norma ha fatto questa distinzione tenendo conto di questo preciso aspetto". Tra le soluzioni proposte l’utilizzo dei tamponi, per garantire la sicurezza a tutti i presenti in aula. "Credo che l’esibizione di questo documento dovrebbe essere estesa a chiunque, per una questione di tutela della sicurezza di tutti - spiega Gianfranco Munari, avvocato –. Nel caso di un imputato che fosse sprovvisto del green-pass per precise cause, come ad esempio un periodo di detenzione in carcere che ha impedito la vaccinazione, mi auspico si possa valutare almeno di far fare un tampone". Secondo alcuni professionisti l’obbligo è comprensibile per le figure degli avvocati e dei magistrati, ma non per i cittadini che devono accedere all’aula. "L’obbligo del green pass non avrebbe senso in quei casi di giudizio direttissimo o nei casi delle convalide di arresto – spiega Elena Perini, avvocato –, significherebbe non essere più in grado di punire una persona colpevole. Ha un senso per i professionisti che vi lavorano, ma estenderlo ad altre figure esterne significherebbe rischiare di bloccare completamente il sistema della giustizia". Unanimi, però, nel confermare che la questione va affrontata con il massimo senso di responsabilità, per tutelare la salute pubblica. "Abbiamo appreso della notizia con un certo stupore, anche se al momento è ancora tutto poco chiaro e stiamo attendendo ulteriori comunicazioni da parte del consiglio dell’ordine che possano aiutarci a fare chiarezza – spiega l’avvocato Giampietro Berti –. In questi momenti così drammatici per la salute pubblica è importante essere uniti e avere una voce sola su un argomento così delicato ed importante".

Agnese Casoni