"Io apro". I disobbedienti lanciano l’appello

C’è chi ha già aderito ed è pronto ad alzare le serrande per protesta. Ma alcuni tentennano: "Rischio multa, dobbiamo essere in tanti"

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‘Io apro’ è lo slogan di proprietari di bar ristoranti e palestre, di tutta Italia, che si stanno organizzando per un atto di protesta contro le misure del governo. ‘Io apro’ perché le attività non stanno lavorando e dicono di preferire la multa piuttosto che continuare a vedere morire la propria attività. In città però regna l’incertezza, sia su chi aderirà ma soprattutto sulle ripercussioni legali di tale gesto. Chi ha deciso di aderire si è già informato per ottenere l’assistenza legale. "Mi sono iscritta al sito della campagna – commenta Pamela Zagato del Vanilla caffè di Boara –. Sto cercando di capire chi aderirà. Ci sono degli aspetti legali da chiarire ma ho trovato un avvocato che mi potrebbe supportare. Questa situazione non è più sostenibile, questo locale lavorava molto di sera, ho perso l’80% dell’incasso e ho 5mila euro di spese fisse al mese, come dovrei fare a mantenere la famiglia?". "Purtroppo ci sono ancora aspetti poco chiari – interviene Luca Mascellani del bar Piadineria La Salsiccia –. Le cose al momento attuale mi sembrano un po’ difficili da gestire. Capisco fosse una protesta come quella delle chiavi fatta in piazza ma se c’è una legge che ci dice di restare chiusi è meglio non rischiare sanzioni. Il rischio maggiore è quello della chiusura definitiva dell’attività. C’è da chiarire se anche i clienti potrebbero essere soggetti a sanzioni. È una protesta che, con le informazioni che abbiamo, lascia il tempo che trova. La situazione è grave per tutti, il bar da ottobre è chiuso la sera. Abbiamo almeno il 40% del fatturato in meno ma i costi rimangono sempre gli stessi. Arriverà un punto in cui moriremo. I ristori? Quisquilie rispetto ai costi. Anche l’aspetto di dover vietare l’asporto dopo le 18 sembra essere più un problema legato alla difficoltà di fare i controlli". In molti hanno sentito parlare di questa protesta ma restano perplessi. "Se lo facessimo tutti sarebbe più efficace – commenta Alessandra Caberletti del Bar Commenda –. Purtroppo siamo tra i più penalizzati. Ristori? non bastano nemmeno a pagare le tasse. Siamo un’attività che ha 900 euro di affitto, aggiungi rifiuti, riscaldamento, mutui. Ci vorrebbe la bacchetta magica per sopravvivere". Un’iniziativa che avrebbe un effetto soltanto se effettuata da tutti. "Sento parlare di questa manifestazione ma non riesco a capire se ci sono adesioni – sottolinea Daniele Rossi del Prosciuttiamo -. Aderirò se saremo in tanti a farlo. In pochi l’iniziativa perde di valore". La scelta, secondo i titolari è tra aprire, andando contro la legge, o chiudere per sempre. "Stiamo valutando se aderire, ma la decisione finale spetta a mio figlio, il titolare – spiegano Marisa Brizzante e Vincenzo Malengo dell’Trattoria Ai Bagordi –. Se dice di farlo allora apriremo. Siamo stanchi, si sono accaniti contro di noi, mentre ci sono altre situazioni palesemente fuori controllo. Non hanno capito che la gente può continuare ad incontrarsi anche in casa. La differenza è che nel ristorante puoi mandare i vigili a fare i controlli nelle abitazioni invece no. Ora lavoriamo come servizio mensa. Abbiamo un contratto con alcune ditte, loro ci mandano l’elenco dei dipendenti e questi possono mangiare seduti. Anche questo è un controsenso. È un problema di contagi o di servizio offerto?".

Agnese Casoni