Rovigo, medici specializzandi in corsia. "Mancano 50 camici bianchi"

La Regione apre le porte ai neo laureati, andranno nei reparti in sofferenza come il Pronto soccorso. Ecco come candidarsi

In regione mancano 1.300 medici

In regione mancano 1.300 medici

Rovigo, 5 giugno 2019 . All'ospedale di Rovigo mancano 50 medici, ma la Regione corre ai ripari e apre le porte ai giovani specializzandi. Ieri, la giunta regionale ha deliberato 90 contratti di specializzazione medica aggiuntivi per l’anno accademico 2018-2019. In corsia, dunque, arriveranno giovani medici affiancati da tutor che andranno a sopperire, in parte, la mancanza di medici anestesisti, ginecologi, medici del Pronto Soccorso e tanti altri reparti carenti di camici bianchi.

Ad annunciarlo è l’assessore alla sanità Manuela Lanzarin. L’operazione, anticipata, poche settimane fa, dallo stesso governatore Luca Zaia in occasione del taglio del nastro del nuovo laboratorio analisi dell’ospedale di Rovigo, è stata realizzata grazie ad un finanziamento regionale di 9.795.000 euro. «L’iniziativa – sottolinea Lazzarin – conferma un impegno della forte della Regione». Le borse di studio vanno ad accrescere le circa 400 assegnate con finanziamento statale dal Miur. Troppo poche, queste ultime, per coprire le richieste di medici negli ospedali veneti che si ritrovano, in particolare con la fuga nel privato, con un numero di camici bianchi insufficienti e costretti a ricorrere alle cooperative con i medici ‘a gettone’ o ai liberi professionisti in pensione.

I giovani professionisti che andranno a specializzarsi in corsia, dovranno essere residenti in Veneto da almeno tre anni consecutivi. E’ previsto si formino nelle scuole di specializzazione delle università venete di Padova e Verona, favorendo la loro permanenza nelle aziende sanitarie della Regione. «Non sappiamo ancora quanti di questi giovani specialisti saranno assegnati all’Ulss 5 – spiega il direttore generale Antonio Compostella – dovranno essere fatti i concorsi ai quali potranno partecipare anche gli specializzandi».

«Il numero di specializzandi che riusciamo a sostenere nel percorso formativo è considerevole – sottolinea Lanzarin –. Si tratta di un vero e proprio investimento sul futuro della sanità. I medici non solo si formeranno nelle scuole presenti nella regione ma avranno l’obbligo di ruotare nel loro percorso professionale nelle strutture delle aziende sanitarie e, in particolare, negli ospedali hub e spoke. Siamo di fronte alla necessità di fronteggiare la carenza di camici bianchi. Nel Veneto, mancano all’appello circa 1.300 professionisti».