Rovigo, palpeggiava le donne sulla ciclabile. Condannato

Il racconto di una delle vittime: "Stavo correndo quando mi sono sentita afferrare da dietro"

Le indagini sugli episodi di abusi sessuali furono eseguite dai carabinieri di Rovigo

Le indagini sugli episodi di abusi sessuali furono eseguite dai carabinieri di Rovigo

Rovigo, 28 febbraio 2020 - Accusato di essere il palpeggiatore della pista ciclabile Baden Powell, Patrik Pergega, 23enne del Kosovo residente a Rovigo, ieri è stato condannato per violenza sessuale (ipotesi lieve) ad un anno, sei mesi e dieci giorni di reclusione. La difesa dell’imputato impugnerà la sentenza in Corte d’Appello a Venezia. Pena sospesa comunque, il giovane era incensurato quindi niente carcere per via della condizionale. Dovrà però risarcire le due donne che si erano costituite parte civile nel procedimento, 7 mila euro in tutto.

Una di loro, che ha ottenuto 4mila euro di danni morali è un noto avvocato, la cui testimonianza è stata ascoltata proprio ieri dal collegio presieduto dal giudice Angelo Risi. La giovane donna ha parlato dei due episodi di cui è stata vittima. Il 23 novembre del 2017 alle 7 del mattino circa è successo il primo caso. "Stavo correndo come era mia abitudine fare nel tratto di pista verso San Sisto, prima del ristorante Il Postiglione. Mi ero fermata qualche secondo per controllare i dati delle pulsazioni sull’orologio che indossavo — ha raccontato —. Sono stata superata da qualcuno in bicicletta, inizialmente non ci ho fatto caso. Questa persona si è fermata più avanti ed io correndo l’ho superata ma poco dopo mi sono sentita prendere da dietro, era lui che mi ha messo una mano sul gluteo sinistro arrivando fino alle parti intime. Poi se n’è andato in bicicletta".

La donna nel processo era assistita dall’avvocato Elena Perini. Ieri durante la testimonianza ha riconosciuto da un album fotografico sia il giubbotto usato dall’imputato, sia il suo volto che ha detto di aver visto solamente nel secondo episodio, quello del 28 novembre. «I carabinieri mi avevano chiesto se me la fossi sentita di tornare a correre nei giorni successivi per chiamarli. Io ho accettato perché volevo lo prendessero — ha raccontato —. Quella mattina superato il cavalcavia mi sono girata di scatto e l’ho visto dietro di me, gli ho detto di fermarsi, lui invece ha accelerato, è finito con le ruote della bici sulla parte erbosa sul ciglio della pista ed è caduto. Mi ha detto qualcosa del tipo ‘ti uccido, ti affogo o ti butto in acqua’. Ho preso veramente moltissima paura ma l’ho visto in volto". Il giovane sarebbe scappato come la prima volta. "Per notti non ho dormito, è stato un grosso trauma, ancora oggi ho paura a correre da sola, anche quando non sono a Rovigo — ha aggiunto l’avvocatessa —. Eppure era un tipo di attività che all’aria aperta che amavo molto fare".