Rovigo, ambulanti senza ristori: "Niente soldi da maggio"

Fondi al settore nella prima ondata, poi sono stati tagliati fuori dai risarcimenti. Tra le bancarelle risuona un appello: "Chiediamo solo di poter lavorare"

Sandra Guarnieri tra i capi d’abbigliamento

Sandra Guarnieri tra i capi d’abbigliamento

Rovigo, 14 gennaio 2021 - "Quest’anno abbiamo lavorato pochissimo con una perdita di fatturato di almeno il 60%. Gli aiuti non sono sufficienti, gli ultimi che ci hanno dato risalgono a maggio". Non usa mezzi termini Sandra Guarnieri, da dietro la sua bancarella di abbigliamento, per denunciare la grave situazione nella quale versano gli ambulanti, persone che come lei da una vita campano con i mercati. In questa seconda fase della pandemia pare che i ristori per questa categoria non siano proprio previsti. Il mercato era rimasto fermo ancora prima di Natale ma non aveva potuto effettuarsi nemmeno quando tutta l’Italia era tornata in zona gialla, per una decisione presa dal Comune.

"Siamo fermi da molte settimane, un bel danno, abbiamo perso il periodo pre natalizio e anche due martedì in zona gialla – riprende Guarnieri –. Purtroppo la zona arancione sta evidenziando quello che temevamo, lavorare solamente con la popolazione del comune residente influisce negativamente sulle vendite. La preoccupazione riguarda l’anno in corso che secondo molti ambulanti sarà anche peggio del precedente.

"Le limitazioni sugli spostamenti tra comuni stanno pesando molto. Poca gente in giro, avrebbero dovuto lasciarci lavorare quando eravamo in zona gialla – prende la parola Rossella Caniato dalla sua bancarella di abbigliamento –. Gli ultimi ristori sono arrivati in primavera, poi più nulla. Oltre alla fatica di lavorare senza clienti anche il fatto che i bar sono chiusi, non possiamo nemmeno entrare pochi minuti a scaldarci o semplicemente per usare il bagno. E restiamo qui almeno 7 ore". A influire sulle presenze tra le bancarelle anche l’incertezza, molti non sapevano se si sarebbe effettuato il mercato.

"Molti clienti mi hanno chiesto se ci saremmo stati – commenta Denis Bombonato, venditore di scarpe –. Con le regole che cambiano ogni giorno è difficile capire. Purtroppo l’anno è andato così e aiuti, a parte quelli di giugno e luglio, non ne sono arrivati. E forse non sono stati nemmeno programmati dato che gli unici bandi che abbiamo visto erano dedicati al settore della ristorazione. Lavorare in zona arancione è difficile sia per la mancanza di gente che per il fatto che i bar, dove ci fermavamo qualche minuto a mangiare o scaldarci, sono chiusi. Sono qui dalle 6 di questa mattina e le temperature non sono certamente gradevoli. C’è poi l’impossibilità di pianificare le forniture, non sappiamo che fare. Quel prodotto lo prendiamo ancora? E se poi ci chiudono?". Il popolo degli ambulanti è in attesa delle decisioni del governo. "La gente si muove poco – osserva Fabiano Tiozzo della rivendita di pesce – e non è solo la paura del virus a bloccarla. Aiuti non ne sono arrivati ma non è questo che noi stiamo chiedendo a gran voce da mesi. Noi non vogliamo contributi, chiediamo solo di poter lavorare".