VALERIO
Economia

Bologna argento vivo. Successi e prospettive di una comunità che rilancia la propria storia

Dalla ‘turrita’ città di Carducci alle emergenze innescate dal caso Garisenda il capoluogo resta polo attrattivo e baricentro culturale e sportivo d’Italia. Con più di un occhio alle nuove tecnologie, alla sanità e all’istruzione.

Baroncini

Surge nel chiaro inverno la fosca turrita Bologna, / e il colle sopra bianco di neve ride. / È l’ora soave che il sol morituro saluta / le torri e ’l tempio, divo Petronio, tuo: scelgo questi due distici elegiaci di Giosue Carducci, il più grande collaboratore della storia de il Resto del Carlino, perché ‘Nella piazza di San Petronio’ – così l’ode barbara di cui sopra – pare scritta oggi e meglio simboleggia l’imperituro e indissolubile legame fra Bologna, i bolognesi e i suoi simboli; un legame che ci ha portato a essere una città-mondo e, anche quest’anno, in vetta alle classifiche della qualità della vita in Italia e in Europa. Secondi, non più primi, ma vincere due ori di fila alle Olimpiadi è riuscito ad Alberto Tomba, manco ad Adolfo Consolini, quindi non chiediamo troppo a noi stessi.

Scelgo ‘Nella piazza di San Petronio’ perché mai come in questo 2023 appena chiuso e nel 2024 steso davanti a noi abbiamo pensato e stiamo pensando alla nostra ‘turrita’, una turrita minacciata da un sole ’morituro’, una città di ’alti fastigi’ attraversata da un ’desìo mesto’ e dove ‘trema un desiderio vano de la bellezza antica’. E’ stato l’anno della grande qualità, sì, ma anche della grande paura: il riferimento è alla Garisenda, al rischio dei crolli, al centro da rivedere, a un sistema di mobilità – già complicato dall’impianto medievale e dall’assenza decennale di concretezza e alterne progettualità – che ora sta subendo una delicata revisione.

Ecco, in tutta questa rarefatta serenità c’è un fattore che si conferma e che conferma Bologna al top per qualità della vita. E’ il suo sistema di relazioni, di autoprotezione, di anticorpi potremmo quasi dire. Non una malattia autoimmune, ma uno scudo che, grazie alla verve dell’imprenditoria e a un governo del territorio serio, riesce a gestire i problemi più gravi. Restano il tema dei tempi, dell’invocato maggiore ascolto, della collaborazione con l’opposizione che può essere ampliata (con l’impegno però di entrambe le parti). Ma Bologna è, soprattutto, la miglior immagine di se stessa. La ‘turrita Bologna’ colorata del ‘vermiglio’ del mattone, un marchio che è anche garanzia di tradizione e voglia di futuro.

Quello che la città non perderà né può perdere è la bellezza antica citata da Carducci, ma anche la sua voglia di futuro, la sua visione legata sempre al domani più che all’oggi. Pensate al Tecnopolo, al Centro Meteo, al supercomputer Leonardo e alla sua nuova estensione Lisa, ai gemelli digitali e alle società legate alla tecnologia. pensate all’Università con il suo pacchetto giovani, speranze e competenze. pensate alla sanità, mai troppo citata, e invece all’avanguardia come solo chi ha grandi radici può essere: dalla gestione dei tumori con le nuove fabbriche di cellule agli hospice, dalle innovative tecnologie interventistiche a quelle ortopediche, dalla protesica fino alla diagnostica.

Bologna è anche questo. E’, infine, anche uno dei grandi epicentri sportivi d’Italia. In questo 2023 appena chiuso e scampolo di 2024 abbiamo visto un Bologna da Champions, una Virtus da vette europee dopo tanti anni di fatica e una Fortitudo con un ritmo da schiacciasassi. Tre nomi, di tre campioni bolognesi su tutti: Lollo De Silvestri, ormai bolognese ad honorem, che si prende la briga di entrare in corsa e segnare pure, lui che è uno dei difensori più rocciosi della Lega; Marco Belinelli, l’unico italiano con un anello Nba, che riesce ancora a distinguersi fra i giganti dei ferri; e Pietro Aradori, un uomo dal talento così cristallino e dalle mani con così tanti punti da essere fuori scala nella seconda serie italiana.

Questa è la nostra Bologna, la vostra Bologna. E la Bologna di domani può essere, anzi sarà ancora da primo posto.