Casa per tutti e welfare. Scendiamo in campo per il cambio di passo

Bologna si vanta di essere una città con una buona qualità della vita, ma ci sono rischi da affrontare. La solitudine e l'invecchiamento della popolazione sono problemi crescenti. Inoltre, il costo della vita e delle abitazioni sta aumentando, mettendo a dura prova le famiglie. Le cooperative si propongono di affiancare le istituzioni per affrontare questi problemi, offrendo abitazioni a prezzi calmierati. Bologna è una città di cooperazione e ha bisogno di risposte cooperative.

Quando a Bologna si parla di qualità della vita, troppo spesso si tende ad uno sterile autocompiacimento. Secondo la classifica de Il Sole 24 Ore, insieme a Bolzano la nostra è la città che più spesso si è meritata la vetta della classifica. Siamo la città del sapere, non solo abbiamo l’Università più antica del mondo, ma anche la percentuale più elevata di giovani laureati (il 42%, nella fascia di età 25-39 anni, contro una media Paese del 27%).

Sfioriamo il 77% di occupati, con un elevato coinvolgimento anche della componente femminile. I salari sono un po’ più alti della media italiana e abbiamo la più alta partecipazione elettorale. Il turismo aumenta e genera opportunità economiche. Siamo terra di agroalimentare, motori, packaging e di grandi realtà cooperative. Punti fermi nell’economia del Paese, ben oltre il territorio.

Eppure, sappiamo che ci sono rischi che Bologna corre e per i quali c’è bisogno dell’impegno di tutti. Penso alle nuove solitudini (quasi la metà dei nuclei familiari sono monopersonali) e all’aumento della longevità che non sempre si abbina alla qualità della vita. I rischi legati al fenomeno chiamato “degiovanimento” della popolazione a cui finora Bologna ha supplito attraendo giovani da fuori. Ma il tasso di fecondità è basso (1 figlio per coppia), la capacità della città di rigenerarsi dall’interno insufficiente. Sintomo di squilibri che in parte è proprio il benessere economico a portare. Effetti collaterali come l’aumento del costo della vita, spinto dall’onda inflattiva, l’aumento del costo delle abitazioni, sia in affitto, sia in vendita e le difficoltà crescenti delle famiglie davanti ai prezzi delle case. La cooperazione si propone di affiancare le istituzioni su vari fronti aperti. Nel ripensare il welfare cittadino va in funzione dei cambiamenti, l’apporto delle cooperative può essere progettuale non solo esecutivo. C’è una conoscenza diffusa nelle organizzazioni che da sempre si occupano dei compiti di cura che può essere fatta emergere per una consapevolezza più capillare delle fragilità e della loro distribuzione. Quanto alla casa, Confcooperative Terre d’Emilia vuole mettersi in gioco, nell’ambito del Piano per l’abitare, con Habitat Bologna, iniziativa che mira a mettere a disposizione abitazioni a prezzi calmierati, almeno di un 20-25%, per quelle famiglie che si trovano spiazzate davanti ai prezzi di mercato. Come fare? Il metodo è quello classico della cooperazione, che non nasce per remunerare il capitale investito, ma per generare utilità per i soci.

Ad operare, riqualificando aree dismesse della città, saranno cooperative composte dalle stesse persone che andranno ad abitare nelle case in costruzione, abbattendo i margini di profitto. Bologna è città di cooperazione e anche oggi servono risposte autenticamente cooperative.