
Giovani e donne, serve più impegno Effetto pandemia sull’occupazione
Aumento degli spazi innovativi a disposizione dei giovani con ristrutturazioni, allestimenti tecnologici e attività di spazi che ospitano fablab, coworking, laboratori multimediali, informagiovani, sale prova e studi di registrazione audiovideo, ma anche sedi di webradio giovanili.
Qualificazione e innovazione del sistema di assistenza sociale e sanitaria a favore delle persone più vulnerabili e marginali. Sostegno all’acquistoristrutturazione della prima casa al fine di favorire il ripopolamento dei comuni montani, a partire dalle aree più fragili. E’ anche così che la Regione Emilia-Romagna punta a ridurre le diseguaglianze sociali in una fase economica complessa per l’intero Paese. L’impegno della Regione prevede anche il recupero e la valorizzazione del patrimonio culturale, edilizio e ambientale: per riqualificare il tessuto urbanistico dei centri storici, per promuovere in chiave turistica la bellezza delle eccellenze architettoniche e ambientali, per consentire di godere della bellezza di parchi ed aree protette fruendo di percorsi e itinerari naturalistici, culturali ed enogastronomici.
Strategia simile anche nelle Marche dove l’idea di sostenibilità sociale implica il diritto di vivere in un contesto che possa esprimere le potenzialità di ogni individuo, con particolare attenzione alle donne, ai bambini e ai ragazzi, ma anche la possibilità per i cittadini di agire nei processi decisionali, di disporre di una formazione continua. Una priorità dello sviluppo sociale è assicurare uguaglianza nell’offerta di servizi di welfare e, quindi, uguale accesso, ma anche sostenere azioni utili al mantenimento delle tradizioni e dei diritti delle comunità locali rispetto al proprio territorio di appartenenza, eliminando ogni forma di discriminazione.
In Emilia-Romagna, le persone a rischio povertà, alla fine del 2019, rappresentavano il 15,5% della popolazione regionale (il 13,6% nelle Marche) e il Covid, assieme a crisi energetica e guerra in Ucraina, ha contribuito a peggiorare sensibilmente i numeri. L’obiettivo, per il 2030, è quello di portare la percentuale al 13%, un obiettivo che, con uno sforzo comune delle istituzioni, sembra alla portata.
Il piano d’azione del Pilastro europeo dei diritti sociali ha individuato, tra i target al 2030, anche quello relativo al dimezzamento del divario di genere nei livelli d’occupazione. In Emilia-Romagna l’andamento del tasso di occupazione nella fascia di età 20-64 anni risulta positivo sia nel lungo sia nel breve periodo, per entrambi i generi. Per entrambe le componenti, il 2020 ha fatto segnare una contrazione del tasso medio e determinando un arresto nel riavvicinamento dei due tassi, che risulta essere ancora ampio (14,8 punti percentuali). Il rapporto di femminilizzazione del tasso di occupazione (20-64 anni), ottenuto come rapporto tra tasso femminile e maschile, è attualmente pari a 0,82. Se nel 2019 l’andamento indicava buone possibilità di avvicinarci al target (corrispondente ad un tasso di femminilizzazione pari a 0,91), gli effetti sul mercato del lavoro della crisi pandemia, che ha colpito in particolare le lavoratrici donne, allontana la regione dall’obiettivo, per raggiungere il quale diventa indispensabile un forte impegno da parte dell’intero sistema territoriale.
Decisivi saranno anche i fondi del Pnrr destinati al sociale, ma non c’è tempo da perdere. Se sulla sanità si sono bruciate le tappe, sui servizi sociali Asp e Comune di Bologna devono correre per riuscire a portare a termine tutti i progetti Pnrr entro la scadenza. Attraverso Palazzo D’Accursio, l’azienda di servizi alla persona avrà a disposizione 6,4 milioni di euro dai fondi europei post-pandemia. Ma "abbiamo poco tempo – conferma Chris Tomesani, direttore del settore Servizi sociali del Comune di Bologna – i progetti devono essere realizzati entro la scadenza del 2026".