Binari del tram: tra rischio sicurezza e poca informazione

In città / Il numero 1 di Confabitare Zanni fa il punto su una situazione che a Bologna è molto discussa

«Ora è il momento di spiegare, educare e informare bene»

«Ora è il momento di spiegare, educare e informare bene»

Con il tram Bologna cambia volto, ma insieme alle novità arrivano anche nuove regole da comprendere, nuovi comportamenti da adottare e su questo fronte, qualcosa sembra mancare. Chi ha già avuto modo di camminare o pedalare in prossimità dei binari lo sa: le rotaie possono diventare una trappola: le scarpe scivolano facilmente sul metallo ancora di più se è bagnato, le biciclette si incastrano nelle scanalature, i monopattini rischiano di perdere aderenza. I tempi di frenata dei mezzi pubblici, già lunghi per i bus, si allungano ulteriormente per i tram, che seguono un percorso rigido e hanno margini di manovra molto ridotti. A fare questa riflessione il presidente nazionale di Confabitare Alberto Zanni: «Un ostacolo improvviso sui binari può portare a gravi conseguenze, eppure, al momento, non sembra esserci stata una campagna informativa efficace per educare la cittadinanza a muoversi in sicurezza accanto al nuovo sistema tranviario. Quali sono i comportamenti corretti da adottare? Come si attraversano i binari a piedi o in bici? Quali sono i pericoli da evitare? Nessuno lo spiega chiaramente. Chi abita o possiede un immobile lungo il tracciato del tram ha tutto l’interesse a che quell’area sia sicura e ben gestita - aggiunge Alberto Zanni - non si può pensare che la responsabilità sia lasciata al buon senso del singolo. Serve una campagna informativa seria, continua e capillare». È lecito chiedersi: cosa sta facendo il Comune per prevenire questi rischi? Dove sono le campagne di sensibilizzazione? «Aspettare che si verifichino incidenti per intervenire sarebbe un errore grave! Va spiegato chiaramente come attraversare i binari, come usare i monopattini in prossimità del tram, quali comportamenti sono sicuri e quali no. Lo chiediamo principalmente per tutelare chi si muove, ma anche perché una città o una zona percepita come pericolosa perde attrattività e qualità della vita. È il momento di spiegare, educare, informare», conclude Alberto Zanni.