Dopo l’emergenza energia "Rilanciare l’industria 4.0 rimasta in stand-by"

di Cristina Degliesposti

Riprendere gli investimenti nell’industria 4.0, nella formazione e in politiche coraggiose con effetti concreti per le imprese. Eccoli qui, in sintesi, i nodi da affrontare nel prossimo futuro secondo Valter Caiumi, presidente di Confindustria Emilia.

Presidente, partiamo dal passato: che anno è stato il 2022?

"Le imprese nel nostro territorio stanno andando bene, quasi in tutte le filiere con leggere differenze. L’agroalimentare, le facilities, il packaging, l’automotive, le macchine in generale: 20 filiere che garantiscono la stabilità del territorio, una fortuna che ci siamo meritati nel corso del tempo e che oggi assicura maggiore robustezza rispetto ad altri. Forti dell’expertise raggiunta in quelle filiere e a duemila sedi nel mondo mediamo molte problematiche grazie all’export".

Se guardiamo all’agenda Onu2030 a che punto siamo?

"C’è sempre più attenzione alla sostenibilità, anche tra le piccole imprese. Ma tra le voci in agenda l’energia è stata quella dove abbiamo investito di più nell’ultimo anno e mezzo, per i motivi legati ai costi dell’energia. Investire qui però toglie risorse da investire nei processi produttivi, nella cosiddetta industria 4.0. Agevolazioni per l’adeguamento energetico delle imprese non ce ne sono state, quindi ogni investimento è stato interamente a carico delle aziende. E ora dobbiamo riprendere il filo dove si è interrotto".

Cosa si può fare?

"L’Italia ha bisogno di prendere decisioni importanti, anche impopolari, con sufficiente anticipo. La strada dell’energia sostenibile è giusta e rilevante, ma occorre anche essere consapevoli che a livello energetico consumeremo sempre di più nonostante i criteri di ristrutturazione degli stabilimenti".

Qual è il rischio?

"Oggi l’emergenza energetica ha prodotto un terremoto di investimenti che ha tolto energie all’automazione di processo. Francia e Germania, invece, questo problema non l’hanno avuto così forte, avendo anche tanta energia a disposizione. E questo potrebbe metterci più in difficoltà".

Se guardiamo al capitale umano, invece, quali sono le priorità?

"Oggi nelle nostre imprese il 93% degli assunti è a tempo indeterminato, con un buon equilibrio uominidonne (57% uomini). La formazione è quindi l’altro grande patrimonio a nostra disposizione, partendo già dalle scuole medie, destinando sempre più figure femminili verso ruoli tecnici, creando percorsi che consentano agli studenti di terminare i corsi di studi universitari lavorando part-time nelle aziende e arrivando tutti, in ogni settore, a dedicare almeno 20 minuti al giorno del proprio tempo alla formazione, in maniera continua"..