I ricavi soffrono, però l’80% delle imprese rimane in utile

I dati però vanno considerati transitori e non tali da obbligare a modificare in maniera sostanziale struttura patrimoniale e finanziaria

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di Matteo Bigliardi

e Federico Polini

Come ogni anno, anche in questa edizione il settore della meccanica conferma la sua importanza nel tessuto economico della provincia contando 118 società, pari al 23,5% del campione delle Top 500. Nonostante l’eterogeneità delle imprese è possibile osservare un andamento abbastanza omogeneo che è stato fortemente influenzato dagli effetti della pandemia. Dopo anni di costante crescita, complice la flessione della domanda e dei consumi, i ricavi del settore presentano un calo, sia a livello aggregato (-7%) sia a livello medio e mediano. Il calo del fatturato ha influenzato anche l’andamento degli indicatori di performance, dove osserviamo l’Ebitda mediano passare da 3,8 a 3,1 milioni e l’Ebit mediano da circa 1,8 a 1,6 milioni. Nonostante il confronto con il 2019 denoti un trend negativo, i margini rimangono soddisfacenti e tendenzialmente superiori a quelli evidenziati dal campione delle Top 500. Altri elementi positivi risiedono nel fatto che più del 42% delle aziende aumentano la redditività rispetto all’esercizio precedente e che oltre l’80% del settore riporti un utile di esercizio anche per il 2020.

L’andamento sopra descritto si riscontra anche nell’analisi degli indici di redditività dai quali è possibile notare che la riduzione della redditività operativa delle vendite (Ros) abbia determinato un calo della redditività degli investimenti (Roi) e di quella per gli azionisti (Roe). In particolare, il Ros presenta un dato mediano pari al 4% (4,79% nel 2019), la cui variazione è proporzionalmente superiore alla diminuzione dei fatturati, sintomo dell’incidenza dei costi fissi (non direttamente collegati all’andamento delle vendite) sul calo delle marginalità. Gli indici dimensionali, nonostante gli effetti della pandemia su fatturato e redditività, presentano un totale investito in aumento rispetto al 2019 (anche al netto delle operazioni di rivalutazione) mediamente del 2% ed un numero di dipendenti in leggera crescita. Passando all’analisi della struttura finanziaria, è possibile osservare una riduzione del rischio finanziario derivante dall’effetto congiunto di una riduzione dell’indebitamento complessivo in rapporto ai mezzi apportati dai soci, nonché da una riduzione degli oneri finanziari sia a livello quantitativo (mediamente -8%) sia in rapporto al fatturato. Le dinamiche evidenziate negli indici dimensionali e nella struttura finanziaria potrebbero essere il segnale che i risultati economici conseguiti nel contesto pandemico debbano essere considerati transitori e tali da non obbligare le imprese a modificare in maniera sostanziale la loro struttura patrimoniale e finanziaria.