Nell’olimpo delle auto di lusso "Dopo il Covid boom di richieste sia per il nuovo che per l’usato"

Andrea Mantellini, ad di Penske Automotive Italy: "Per l’addio ai motori termici scadenza troppo rigida". Il gruppo ha festeggiato il primo decennale d’attività vendendo 15mila vetture in dodici mesi.

Nell’olimpo delle auto di lusso  "Dopo il Covid boom di richieste  sia per il nuovo che per l’usato"

Nell’olimpo delle auto di lusso "Dopo il Covid boom di richieste sia per il nuovo che per l’usato"

di Francesco Moroni

"Rappresentiamo i brand premium e siamo un punto di riferimento: lo scorso anno abbiamo festeggiato il primo decennale vendendo circa 15mila auto, tra vetture nuove e usate". Andrea Mantellini, ad di Penske Automotive Italy, racconta la storia recente dell’azienda nata nel 2012 dalla joint venture siglata con la statunitense Penske Automotive Group di Roger Penske. Una multinazionale a stelle e strisce, quotata nella Borsa di New York, con un fatturato di 28 miliardi di dollari a livello mondiale. Con 20 sedi e un fatturato di 610 milioni di euro, e un’organizzazione con 630 collaboratori, Penske Automotive Italy è oggi il dealer leader nel settore.

Mantellini, gli ultimi anni cosa raccontano?

"A partire dal periodo pandemico, in tutto il sistema industriale c’è stato un sostanziale e improvviso azzeramento della domanda. Con il post Covid, invece, è arrivato un ‘rimbalzo’ abbastanza inaspettato".

Questo cos’ha comportato?

"Il settore dell’automotive non era pronto ad assorbire questo effetto. I motivi, sostanzialmente, sono due".

Quali?

"In primis, l’automotive rappresentava una sicurezza: prima della pandemia, ad esempio, il car sharing stava andando molto forte. Poi con le varie restrizioni, i cittadini hanno cominciato a prendere meno aerei, meno treni, meno metropolitane. In più, c’è stata una gran voglia di riappropriarsi dei propri spazi. E bisogna aggiungere anche la crisi dei semiconduttori…".

Poi?

"Il rimbalzo è stato positivo. Sono arrivati tanti ordini, ma al tempo stesso anche poche consegne. C’è stato un accumulo nel portafoglio con ordini ingenti che non era possibile evadere. Un’ulteriore conseguenza, poi, è stato il boom dell’auto usata".

Un mercato che ha vissuto una ripresa?

"E’ un aspetto interessante degli ultimi due anni, con la necessità di sostituire nell’immediato la vecchia vettura. Questo ha determinato un apprezzamento del valore dell’usato".

E per quanto riguarda la digitalizzazione dell’industria?

"E’ un processo che con il Covid, fisiologicamente, si è accelerato. Ma va detta anche un’altra cosa: nel segmento delle vetture premium il ‘touch point’, cioè la visita in prima persona, resta fondamentale".

Un rapporto faccia a faccia che rimane?

"Assolutamente sì. Un consulto online con delle ricerche per farsi un’idea è sempre valido, ma la fase finale dell’acquisto viene determinata al desk".

Nei prossimi mesi, invece, cosa vi aspettate?

"Guardando il bicchiere mezzo pieno, anche durante il Covid la nostra azienda ha reagito bene, riuscendo a portare avanti la propria organizzazione e imparando anche qualcosa. Il 2022 è stato un anno positivo, e ci aspettiamo un trend simile anche nel 2023: lo dice il primo semestre. Continuiamo a investire sui nuovi talenti: crediamo che alla base del successo ci siano le risorse umane. Un altro aspetto interessante è la transizione dal termico all’elettrico".

Ci dica di più.

"Il processo in corso non è in discussione, ma la scadenza del 2035 è troppo rigida. A mio avviso è ancora un tema più ideologico che concreto: ci vorrebbe un approccio più graduale. In Italia oggi abbiamo un parco circolante di 39 milioni di auto e solo lo 0,3% è elettrico: sono numeri che parlano da soli".