Parola d’ordine: sostenibilità "Elemento prioritario per l’impresa"

Ermocida (PwC Italia): "L’operato aziendale è sempre più valutato sulla base dell’impatto ambientale"

Parola d’ordine: sostenibilità  "Elemento prioritario per l’impresa"

Parola d’ordine: sostenibilità "Elemento prioritario per l’impresa"

La sostenibilità è in cima alle agende dei Ceo italiani. Giuseppe Ermocida, Partner PwC Italia,

Audit, spiega perché è diventata da tempo un elemento prioritario per la competitività del business.

Ermocida, l’impatto che le aziende hanno su dipendenti, lavoratori, clienti e comunità è sempre più centrale?

"Sì, istituzioni, investitori, dipendenti e consumatori hanno iniziato a valutare l’operato aziendale sulla base dell’impatto ambientale della produzione, del livello di benessere delle persone e della comunità con cui l’azienda interagisce, e della qualità delle pratiche e dei processi organizzativi. Secondo un recente sondaggio PwC, il 73% degli imprenditori italiani ha completato o sta completando strategie per la riduzione delle emissioni dell’azienda e la maggior parte continuerà a investire nella sostenibilità ambientale nei prossimi 12 mesi. La spinta verso la sostenibilità che le aziende percepiscono da parte dei consumatori è molto forte e sono soprattutto le generazioni più giovani ad avere maggiore attenzione per i temi di corporate responsibility e trasparenza".

La spinta verso la sostenibilità arriva solo dal mercato?

"No, anche dalle istituzioni, a partire dai 17 obiettivi di sostenibilità dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. A livello europeo, l’Ue si è impegnata, con il Green New Deal ad azzerare le emissioni di gas a effetto serra entro il 2050. A livello italiano, il Pnrr pone lo sviluppo sostenibile al centro destinando 59,5 miliardi alla transizione ecologica dell’economia, con interventi che spaziano dall’agricoltura alla gestione dei rifiuti, dalle energie rinnovabili alla tutela della biodiversità. Ai fondi pubblici si aggiungono gli strumenti di finanza che incentivano le imprese a orientare i capitali privati verso investimenti sostenibili. Si tratta dei Sustainability Linked Loans, prestiti che legano il costo del finanziamento al raggiungimento di obiettivi ESG predeterminati, e dei Green Loans, prestiti dedicati alla realizzazione di progetti green, grazie alla crescente presenza di plafond dedicati da parte degli istituti di credito. Già nel 2018, con questo obiettivo, la Commissione Europea aveva approvato il Sustainable Finance Action Plan".

Il 5 gennaio è entrata in vigore la direttiva europea Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD). Cosa prevede?

"È volta a garantire un’informazione adeguata sui temi legati alla sostenibilità. Ha stabilito i nuovi standard per la reportistica ESG ed esteso l’obbligo di rendicontazione che riguarderà le imprese quotate sui mercati regolamentati Ue (ad eccezione delle microimprese quotate), le imprese di assicurazione e gli enti creditizi e tutte le grandi imprese (secondo la normativa quelle che soddisfano almeno due requisiti su tre tra un fatturato netto di almeno 40 milioni, un totale attivo di almeno 20 milioni e una forza lavoro di almeno 250 dipendenti). I tempi sono stringenti: le imprese che erano già soggette alla vecchia direttiva dovranno adeguarsi ai nuovi standard nel 2025 (dichiarazioni relative al fiscal year 2024), le grandi società attualmente non soggette alla NFDR nel 2026 (rendicontazione relativa al fiscal year 2025) e le PMI entro il 1º gennaio 2027".

Cosa sono le Società Benefit?

"La centralità della sostenibilità per le imprese è ormai così radicata da far evolvere il concetto

stesso di azienda. Un esempio sono appunto le Società Benefit, una particolare forma giuridica che nel proprio oggetto sociale include anche l’avere un impatto positivo sulla società e sull’ambiente, oltre alla ricerca del profitto. Devono soggiacere ad alcuni obblighi aggiuntivi di disclosure (divulgazione) circa il conseguimento di risultati in ambito socio-ambientale. Questo tipo di società è stato introdotto nell’ordinamento italiano nel 2016, sul modello delle Benefit Corporation già presenti negli Usa fin dal 2010".

Quante sono oggi in Italia?

"Più di 2.000. Il numero è più che raddoppiato tra il 2020 e il 2021, anche grazie ad incentivi fiscali, (in forma di credito d’imposta pari al 505 delle spese sostenute) per la loro creazione o per la trasformazione di società tradizionali, introdotti inizialmente dal Decreto Rilancio del 2020".