Covid Veneto, oggi: terapie intensive 15%. Zaia: "Il 31 marzo si ponga fine all'emergenza"

Giù i contagi, sono 14.190 i nuovi positivi, incidenza al 9,98%. Il governatore: "Il virus è diventato endemico". "Modello morbillo" nelle scuole

Venezia, 2 febbraio 2022 – Venezia, 2 febbraio 2022 – Sono 14.190 i nuovi positivi, l’incidenza scende a 9,98% su oltre 140.000 tamponi processati, 30 le vittime. Scende a 208.908 il totale delle persone attualmente in isolamento (- 7.302). "Il virus si sta endemizzando, i dati ci fanno ben sperare" sottolinea il presidente Veneto nel corso del punto stampa Covid a Marghera. Il totale degli infetti dall'inizio della pandemia è pari a 1.181.342, quello dei decessi a 13.240.  (qui i dati di ieri 1 febbraio). Tra i positivi, i sindaci di Venezia e di Jesolo. Il presidente della regione Veneto, Luca Zaia: "Il virus è diventato endemico. Manda poco in ospedale e soprattutto ci manda il non vaccinato in terapia intensiva".

Covid Veneto, oggi 3 febbraio, 11.902 contagiati, 24 decessi. Ricoveri in calo

I BOLLETTINI: Emilia Romagna - Marche - Italia

Bollettino Covid Veneto, 2 febbraio 2022
Bollettino Covid Veneto, 2 febbraio 2022

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La mappa dei contagi

È Treviso la provincia con i numeri più alti del giorno, sono 3.140 i contagi scoperti nelle ultime 24 ore, mentre sono 29.101 i cittadini in isolamento. Verona  conta il più alto numero di cittadini in isolamento: sono 48.195 gli attuali contagiati. I casi registrati oggi nel bollettino regionale sono invece 2.503

A Vicenza sono 2.474 i nuovi casi e un totale di 39.417 cittadini positivi al Covid. Seguono Padova, dove i nuovi casi registrati nel bollettino regionale di oggi sono 2.441, che portano a 37.732 il totale degli attuali contagiati e la Città metropolitana di Venezia che oggi rileva 2.247 tamponi positivi, per un totale di 28.728 persone in quarantena. Sono 555 gli ultimi tamponi positivi processati in tutta la provincia di Rovigo, dove la Ulss ha disposto 8.296 provvedimenti di quarantena. Di poco più basso il dato della zona di Belluno, dove ci sono infatti 554 nuovi casi, che portano a 6.780 il totale dei contagiati.

Nei 68 ospedali veneti cala la pressione

I posti letto occupati da malati Covid sono 1.972 (-37), dei quali 1.808 (-35) nelle aree mediche, e 168 (-2) nelle terapie intensive.  "I dati ci dicono che c'è un raffredamento della curva. Assistiamo all'allentamento dell'Rt pari a 1, l'occupazione delle terapie intensive è del 17% tende a 16. L'occupazione dell'area medica non critica, secondo le nostre proiezioni è del 24% e 15% delle terapie intensive nell’arco di 20 giorni" aggiunge Zaia.

"Siamo ancora davanti a una mole di positivi altissima, il rischio c'è sempre  pesa sulla mortalità, sui ricoveri, ma l'approccio al virus è cambiato" prosegue Zaia. "Chi finisce in ospedale a età basse è perché non si è vaccinato. Alla luce di 24 mesi di Covid mi sento di dire che ora è cambiato lo scenario e deve cambiare la strategia. I piani di sanità pubblica europei si stanno adeguando velocemente alla nuova situazione. Dobbiamo concentrarci sui sintomatici non possiamo pensare che si posso proseguire con il contact tracing, fondamentalmente quella che chiamiamo l'immunità di gregge l'abbiamo raggiunta perché oggi o ti sei vaccinato o hai preso il virus". 

Galoppano le vaccinazioni

"Domani 3 febbraio avremo 10,5 mln di vaccinazioni, assistiamo all'allentamento dell'Rt pari a 1, l'occupazione delle terapie intensive è del 17% tende a 16. L'occupazione dell'area medica non critica, secondo le nostre proiezioni è del 24% e 15% delle terapie intensive nell’arco di 20 giorni".

Le terze dosi sono sempre più la fetta maggioritaria delle somministrazioni quotidiane di vaccino anti-Covid in Veneto. Ieri ne hanno rappresentato i 4/5., 20.096 su un totale di 25.063 inoculazioni; solo 1.288 le prime dosi. Il totale di dosi utilizzate dall'inizio della campagna si avvicina ai 10,5 milioni (10.448.284). Il 57,8% della popolazione residente, dopo il ciclo primario, ha ricevuto anche la dose aggiuntiva. Quanto ai ragazzi, il 31,1% della popolazione tra 5 e 11 anni ha ricevuto la prima dose pediatrica.

Vaccino anti Covid sotto i 5 anni di età? " Tra l'ipotesi di chiusura della fase emergenziale e di endemizzazione del virus "ad un certo punto bisognerebbe anche dire: fermiamoci" dice Zaia commentando le ipotesi di vaccinazioni per i bambini d'età inferiore ai 5 anni di cui si inizia a discutere in alcuni Paesi. "I dati di oggi ci dicono che possiamo gestire questa situazione, a mio avviso, senza vaccinare anche i bimbi sotto ai 5 anni" ha concluso.

31 marzo fine dell’emergenza sanitaria?

"I ragazzi che vanno a scuola se hanno un compagno positivo devono restare in classe - dice Zaia -. Mi devo togliere un sassolino dalla scarpe:  non c'è una famiglia dalla riapertura delle scuole che non abbia avuto un figlio positivo o in quarantena, la riapertura della scuola è stata solo una finta riapertura. Se le cose proseguono così il 31 marzo bisogna porre fine all'emergenza. Siamo arrivati allo spartiacque, la fase endemica che ci aspettavamo è iniziata: bisogna fare delle scelte e buttare il cuore oltre l'ostacolo. Oggi siamo chiamati a scrivere delle regole di sanità pubblica che dovranno valere per sempre. È cruciale questo momento storico, scriviamo le regole per il futuro", ha detto il governatore  riferendosi al Consiglio dei ministri previsto oggi 2 febbraio.

"Norvegia e Danimarca tolgono le restrizioni, c'è un movimento di pensiero nei piani di sanità pubblica dei Paesi europei che si sta adeguando alle indicazioni dell'Ecdc", precisa il governatore. "Oggi immagino che nella riunione ci sarà la solita mediazione, ma noi dovremmo sempre più concentrarci sui sintomatici non si può pensare di correre dietro a tutti i cittadini positivi all'infinito con il contact tracing". 

Il modello "morbillo" a scuola

Le scuole non avrebbero dovuto riaprire subito dopo le vacanze natalizie, ma "l'1 febbraio, e ora sarebbe il caso di semplificare le regole prevedendo che solo gli studenti positivi lascino le lezioni, mentre gli altri possano rimanere in classe" insiste Zaia. Perché "vi ricordate quando chiedevo di valutare uno slittamento dell'apertura. Questa è una falsa apertura, lo avevo detto. Una classe su due è andata in quarantena, con tutti i guai per le formule miste dove la Dad non esisteva. Se noi avessimo fatto la scelta di aprire dal 1 febbraio, ovvero ieri, avremo tolto questa curva di alti e bassi che ha riguardato le famiglie, a cui si è aggiunta la necessità di fare i tamponi a questi ragazzi". Ora, "ormai il virus è endemico", e "noi dobbiamo chiedere che le scuole rimangano libere", prosegue il presidente del Veneto, che chiarisce di non condividere "la distinzione tra vaccinati e non vaccinati nelle scuole", e propone di adottare il "modello morbillo" che ha funzionato in passato, ovvero "se uno è positivo rimane a casa e i compagni continuano ad andare a scuola".

Obbligo vaccinazione over 50

Scatta da oggi 2 febbraio l’obbligo della vaccinazione anti Covid per gli over 50. “Sono circa 160mila gli over 50 in Veneto che non sono ancora vaccinati”, informa il presidente.  La Regione ha chiesto una semplificazione delle procedure che si attiveranno per sanzionarli in modo da evitare un ulteriore compito per le sue Ulss già sovraccariche per la gestione della pandemia. "Nello specifico, il passaggio che la Regione vorrebbe evitare è quello in cui le Ulss fornisco all'Agenzia delle Entrate informazioni in merito alle eventuali esenzioni dei soggetti non vaccinati. Un dato -  spiega l'assessore regionale alla Sanità del Veneto Manuela Lanzarin - che l'Agenzia delle Entrate attraverso il ministero della Salute può già verificare".

"Il Covid non è più un problema", la chiosa di Zaia davanti ai giornalisti che virano dal tema del punto stampa sull'emergenza sanitaria a quello politico e alle ricadute sui partiti dopo il Mattarella bis.  Zaia conclude l'aggiornamento del bollettino quotidiano con un appello rivolto a tutti i cittadini: "Proseguiamo con l'uso della mascherina e rispettiamo tutte le regole per non contagiarci". 

Monitoraggio Agenas

Calo dell’occupazione delle terapie intensive in Veneto, passata nelle ultime 24 ore dal 16 al 15%. Secondo il monitoraggio Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) si tratta di un dato migliore di quello che si registra nel resto del Paese dove è ferma al 16% la percentuale di terapie intensive occupate dai pazienti Covid in Italia ma, in 24 ore, calata in 11 regioni: oltre al Veneto scende la percentuale in Abruzzo (19%), Calabria (11%), Friuli Venezia Giulia (23%), Lazio (21%), Liguria (14%), Lombardia (13%), PA Bolzano (12%), Sicilia (16%), Toscana (18%), Umbria (12%), Val d'Aosta (18%). Il tasso cresce, invece, in Basilicata (8%), PA Trento (28%), Piemonte (21%). 

Mentre il tasso di occupazione nei reparti di area non critica in Veneto rimane stabile al 25%, contro il 30% della media nazionale.