Disastro del Vajont, Mattarella alla commemorazione per i 60 anni della frana: “Riflettiamo, rispettare l’ambiente è garanzia di vita”

“La documentazione del processo rimanga al territorio: servono alla memoria”, ha detto il capo dello Stato durante la cerimonia, ricordando che gli atti sono stati inserito nel Registro della Memoria Unesco. Ecco cosa è successo nella giornata del ricordo delle vittime 1.917 vittime

Longarone (Belluno), 9 ottobre 2023 – “Riflettiamo. Rispettare l’ambiente è garanzia di vita. L’intervento dell’uomo che diventa prevaricazione corrisponde alla reazione della natura. La tragedia reca il peso di gravi responsabilità umane”. É il monito lanciato dal presidente Sergio Mattarella alla cerimonia per i 60 anni della frana del Vajont. 

Sessant’anni dopo la tragedia del Vajont, Longarone non dimentica. Il dolore è ancora impresso nella memoria degli abitanti del Bellunese – che nel ‘63 fu travolto da una frana che uccise 1.917 persone, di cui 487 bambini – e che oggi è ricordata con una commemorazione solenne a Longarone, alla presenza di Mattarella.

Stamattina, il capo dello Stato ha dato il via alla cerimonia al cimitero di Fortogna, a Longarone. Dopo aver ascoltato la 'Parata degli eroi' eseguita dalla Fanfara dei congedati della Brigata Alpini Cadore, ha deposto una corona in memoria delle vittime della tragedia, quindi ha reso omaggio ai cippi marmorei che le ricordano. Si è poi diretto alla diga, dove ha percorso al passerella onorando in silenzio le vittime della frana. 

Il discorso di Mattarella

Il capo dello Stato Sergio Mattarella ha parlato delle “storie di luoghi che non ci sono più, storie di luoghi che la tenacia degli abitanti ha voluto far rivivere dopo la tragedia”. E ha rinnovato l’invito ad essere vicini alle terre ferite: Longarone, Pirago, Maè, Villanova e Rivalta, Frasèin, Col delle Spesse, Il Cristo, Pineda, Ceva, Prada, Marzana, San Martino, Faè, Erto e Casso.

“Oggi ci troviamo in un Parco, quello delle Dolomiti Friulane che, nella bellezza di questi luoghi, dedica doverosamente percorsi alla memoria. Siamo di fronte a due quadri: questo paesaggio, quello delle Prealpi Carniche. E la diga, creazione artificiale. Entrambi, oggi, silenti monumenti alle vittime”, ha detto alla commemorazione per i 60 anni della frana del Vajont.

“Immenso sacrario a cielo aperto che si accompagna al Cimitero di Fortogna, mausoleo nazionale. Riflettiamo: la frana, la sparizione nel nulla di un territorio, di tante persone. La cancellazione della vita”, ha aggiunto.

“Assicurare una cornice di sicurezza alla nostra comunità – ha detto il presidente durante la commemorazione – significa saper apprendere la lezione. L'interazione dell'uomo con la natura è parte dell'evoluzione della natura stessa. Perché l'uomo è parte della natura, ma non deve divenirne nemico. Non si tratta di un tema di esclusivo carattere ecologico. Ce lo ha ricordato anche Papa Francesco nella sua recentissima esortazione. Si tratta di saper porre attenzione e saper governare, con lungimiranza, gli squilibri che interpellano, mettendo in discussione l'umanità stessa”.

Atti del processo: Memoria dell’Unesco

"Ritengo che sia non soltanto opportuno, ma doveroso, che la documentazione del processo celebrato a suo tempo sulla responsabilità rimanga in questo territorio". Sergio Mattarella ha avuto appena il tempo di pronunciare questa frase che la platea è scoppiata in un applauso andato oltre il protocollo legato alla cerimonia. Quella presa di posizione del Presidente della Repubblica, ai piedi della diga del Vajont, ha toccato il cuore delle autorità e delle comunità scampate alla tragedia.

“Quella documentazione – ha poi sottolinea Mattarella, riprendendo la parola – era stata necessariamente raccolta nei luoghi del giudizio penale perché aveva, allora, una finalità giudiziaria. Conclusi da tanti anni i processi, oggi riveste una finalità di memoria e appunto per questo – ha ribadito il Capo dello Stato – è stata inserita dall'Unesco nel suo Registro della Memoria e quel che attiene alla memoria deve essere conservato vicino a dove la tragedia si è consumata”.

La cerimonia: commozione e dolore

Mattarella ha deposto una corona e poi osservato un momento di raccoglimento, mentre il trombettista Paolo Fresu eseguiva il Silenzio. Il presidente si è fermato in raccoglimento davanti ai 487 bambini, ognuno dei quali reggeva un cartello con il nome delle giovanissime vittime che hanno perso la vita quella notte. Fresu ha poi accompagnato i canti dei bambini del mini coro Monterosso di Bergamo e dell'Associazione Notemagia di Rovereto.

Il Capo dello Stato, dopo aver stretto la mano ai vari sindaci, ha scambiato alcune parole con alcuni dei superstiti commossi. Il presidente, accompagnato dal governatore del Veneto Luca Zaia, dal presidente della Camera Lorenzo Fontana, dal prefetto di Belluno e dal sindaco di Longarone, Padrin, si è quindi diretto verso la diga del Vajont.

Il coro dei 487 bambini

Il coro di 487 bambini, lo stesso numero di quelli che morirono quella notte di 60 anni fa, ha eseguito un canto per ricordare le giovani vittime, tenendo in alto i fogli con scritti i nomi di quei giovanissimi che persero la vita. Il capo dello Stato ha anche incontrato una rappresentanza di soccorritori e i sopravvissuti alla tragedia.

“Lo ha spiegato bene il presidente Mattarella: è una lezione terribile e indimenticabile. Penso siano le parole giuste”, dice il sindaco di Longarone, Roberto Padrin. “A Longarone convivono due comunità: i sopravvissuti e quelli arrivati con lo sviluppo”, aggiunge il primo cittadino, che questa mattina sarà in prima linea alla cerimonia di commemorazione

La commemorazione: il programma

Alle 11, il capo dello Stato, Sergio Mattarella, visiterà il cimitero monumentale di Fortogna, una frazione di Longarone, dove riposano le 1.910 vittime della catastrofe. Ad attenderlo ci sarà un coro di 487 bambini, tanti quanto le giovanissime vittime della frana: ognuno porterà un cartello con i nomi dei 487 giovani, dai bimbi di pochi mesi fino ai 15 anni di età, morti a causa della tragedia.

Il coro sarà accompagnato da Paolo Fresu e dal quartetto d'archi Alborada. Intorno a mezzogiorno, Mattarella deporrà una corona in ricordo delle vittime e le campane di tutte le chiese suoneranno 1.910 rintocchi.

La seconda tappa si svolgerà nel piazzale davanti alla diga, nel comune di Erto e Casso, dove dal palco verranno pronunciati i discorsi commemorativi. Accanto a Mattarella, ci saranno il presidente del Veneto, Luca Zaia e il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, oltre ai sindaci di Longarone, Erto e Casso, Vajont e Ponte nelle Alpi.

Salvini: "La tragedia poteva essere evitata”

"Sessant'anni fa, al confine tra Friuli Venezia Giulia e Veneto, un'enorme frana si staccò dal monte Toc, cadendo nella diga del Vajont e provocando uno tsunami che, con un'onda alta 250 metri, superò la diga e rase al suolo i paesi sottostanti. Una tragedia che poteva essere evitata e che portò via in una notte 1.917 innocenti, tra cui 487 bambini. Un disastro da ricordare e commemorare, con una preghiera per le vittime, per non dimenticare mai". Lo scrive su Instagram, il vicepremier Matteo Salvini.

Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, parla di “ferita profonda e mai rimarginata”. E per questo è “doveroso impegnarsi per la sicurezza e la prevenzione dei disastri e contro il dissesto idrogeologico del nostro territorio, affinché tali tragedie non si ripetano più in futuro”.

“Come ha dimostrato la storia, fu una tragedia annunciata, provocata dall'incompetenza e dall'incoscienza umana. Oggi, il ricordo di quel 9 ottobre del 1963 ci impone di rinnovare l’impegno a tutela del nostro territorio e della sostenibilità ambientale”, dice la ministra per le Riforme istituzionali, Elisabetta Casellati. “Solo impedendo che simili disastri si ripetano, con la prevenzione e standard di sicurezza adeguati, possiamo onorare la memoria delle vittime e la straordinaria forza di chi ha saputo reagire e rialzarsi da quella immane tragedia", ha aggiunto.

''Oggi l'Italia ricorda il disastro del Vajont. Una tragedia nazionale di 60 anni fa che è una lezione attualissima per il presente e per il futuro. La cura del territorio, sempre più impattato dai cambiamenti climatici, è una priorità assoluta: un traguardo che si raggiunge solo con infrastrutture sicure, utili, compatibili con l'ambiente e le necessità di adattamento dei nostri territori''. Lo scrive il ministro dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto, nel giorno in cui ricorrono i sessant'anni dal disastro del Vajont.

Zaia: “La nostra terra lacerata, ferita tremenda”

“Sono trascorsi sessant'anni dal 9 ottobre 1963, quando la nostra terra è stata lacerata da una ferita tremenda, ancora oggi non rimarginata in tanti animi. Da quel giorno, i nomi di Vajont e di Longarone sono tristemente scritti nella storia del Paese e contemporaneamente sono entrati indelebilmente nei nostri cuori e nella nostra memoria collettiva”, ricorda Luca Zaia.

“Questo anniversario – continua – ci porta, ancora una volta, a misurarci con una delle peggiori sciagure causate dalla colpevole presunzione dell'uomo di poter piegare la natura ai suoi interessi, anche a costo di un rischio immane. In questa amara riflessione, rivolgiamo alle vittime un deferente ricordo, un pensiero alle loro famiglie e a tutti sopravvissuti, immensa gratitudine ai tanti soccorritori accorsi. Non ultimo, riconfermiamo tutta la nostra ammirazione a chi, rimboccandosi le maniche, ha vinto il dolore e ha avuto la forza di andare avanti e ricostruire”.

Il giorno del ricordo

“In questo giorno – aggiunge Zaia – onoriamo le vittime, ma anche i sopravvissuti che, oltre alle lesioni fisiche e morali, ai lutti, alla perdita dei beni, alla dimensione stupefacente dell'accaduto, alla distruzione circostante, hanno sofferto anche per l'assenza di una risposta adeguata e definitiva alla richiesta di giustizia”.

"Di fronte all'esigenza di una maggiore sensibilità nel rispetto dell'ambiente, il sessantesimo anniversario del Vajont è un monito affinché l'indispensabile sfruttamento della natura sia sempre equilibrato, sostenibile e nella sicurezza per il territorio e la comunità”, conclude il governatore del Veneto.