
Vicenza, 22 aprile 2023 - La questione per l'Avvocatura di Stato si annoda sulla condizione di prigioniero di guerra che non contempla quella di deportato. Per questo, secondo i giudici, non ha diritto ad alcun risarcimento un soldato vicentino fatto prigioniero e in quanto tale, seppur deportato in un lager nazista. La famiglia del militare aveva presentato una causa per ottenere un risarcimento per i danni provocati al parente dai crimini nazisti durante l’occupazione della Seconda guerra mondiale.
Detenuto per 715 giorni
Protagonista della vicenda un ex militare italiano, vicentino, ora deceduto, e i suoi familiari che hanno chiesto all'Italia e alla Germania un indennizzo di 78mila euro. Il soldato, riporta il Corriere del Veneto, era stato fatto prigioniero a Bolzano il 9 settembre del 1943 e rimasto nel campo austriaco di Kaisersteinbruch Stalag 17/o in condizioni pessime, per 715 giorni lavorando fino a 18 ore al giorno.
La famiglia del soldato
Per l'Avvocatura dello Stato, dunque, la condizione di prigioniero di guerra non configura quella di deportato. In caso di cattura, in quanto soldato, l'individuo entrerebbe sotto il legittimo controllo da parte del paese che lo ha in custodia.
La famiglia, attraverso i propri legali, obbietta il fatto che il 9 settembre del 1943, il giorno dopo l'armistizio, il vicentino avrebbe avuto ben altro status. La vicenda ora è al vaglio del Tribunale di Trento ed è di interesse perché in corso ci sono numerosi procedimenti di risarcimento attraverso il fondo da 50 milioni di euro varato dal Governo Draghi e rifinanziato dall'attuale esecutivo.
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