Pestato a sangue: è tornato al lavoro. "Un incubo, cerco di dimenticare"

Andrea Mazzanti di nuovo in città. Aggressore non ancora trovato

Andrea Mazzanti

Andrea Mazzanti

Senigallia (Ancona), 1 agosto 2014 - «È stata l’esperienza dell’assurdo, non c’è niente da capire, bisogna solo andare avanti». Andrea Mazzanti, 31 anni, di Senigallia, torna a parlare a poco più di un mese di distanza dalla terribile aggressione di cui è rimasto vittima in piazza Mazzini a Macerata. Mazzanti lavora come educatore e d’estate collabora con l’agenzia Esserci per la promozione dello Sferisterio. La notte del 21 giugno era uscito dall’Ostello Ricci con due colleghe, quando venne avvicinato da un nordafricano che prima gli aveva puntato un taglierino alla gola, poi lo aveva preso a pugni e calci, procurandogli un trauma cranico, e fratture sul volto, per un totale di 30 giorni di prognosi. Il ragazzo sta cercando di lasciarsi alle spalle quella brutta esperienza. Mazzanti, come sta adesso? «Bene, ho ripreso il lavoro, le ferite sono guarite, e fortunatamente sono tornato alla normalità senza conseguenze fisiche, né psicologiche. Diciamo che l’ho digerita abbastanza bene». E’ tornato più a Macerata dopo quel giorno? «Sì, ho ripreso il lavoro di prima senza problemi e adesso sono qui». Ci ritorna volentieri? «Certo, volevo riprendere prima possibile perché non mi andava che un episodio del genere potesse condizionarmi. Ero contento di tornare a lavoro e questa è la cosa più importante». Qual è l’immagine che si porta dentro? «A parte che è stato un episodio repentino e veloce, non ho voglia di pensarci. Non è classificabile come delinquenza, è una cosa fuori luogo, è l’esperienza dell’assurdo». L’aggressore è stato individuato? «Sono andato in caserma, mi hanno fatto vedere delle foto segnaletiche e ho trovato una persona che gli somigliava, ma non ho la certezza che possa essere lui, quindi capisco le difficoltà delle forze di polizia. Da quella volta poi non ho avuto più nessun contatto e spero per il prossimo passante che lo trovino. Personalmente non posso avere rimborsi o essere risarcito, penso che per avere una reazione così uno abbia alle spalle una situazione di forte disagio, e quindi non posso augurargli qualcosa di peggio di ciò che già sta vivendo. Faccio l’educatore e il mio lavoro è prevenire che certe occasioni si ripetano, non ho nessun sentimento di rancore o rabbia». Se avesse l’occasione di incontrarlo che cosa gli direbbe? «Non si può fare un dialogo con una persona del genere, non mi ha fatto parlare quella volta e non penso possa andare diversamente adesso. Non immagino proprio una potenziale discussione con lui».