Alluvione di Senigallia, sette indagati. C'è anche il sindaco

Morirono 3 persone. "Gravi ritardi nella gestione dell'emergenza" e "totale inadeguatezza" del servizio idraulico vicino agli argini del Misa

Senigallia sepolta dall'acqua: era il 3 maggio 2014

Senigallia sepolta dall'acqua: era il 3 maggio 2014

Senigallia (Ancona), 29 agosto 2017 - Un Piano comunale di protezione civile «inapplicabile», «gravi ritardi» nella gestione dell'emergenza, la «totale inadeguatezza delle attività di vigilanza idraulica e servizio di piena in prossimità degli argini del fiume Misa», e anche del Piano provinciale di emergenza per i servizio di piena. Tutte queste condotte «hanno avuto una determinante rilevanza causale in relazione al decesso di tre persone e agli oltre 100 milioni di euro di danni subiti dalla popolazione di Senigallia» con l'alluvione del 3 maggio 2014.

Lo sostiene il sostituto procuratore della Repubblica di Ancona Irene Bilotta, che ha chiuso l'inchiesta e delegato i Carabinieri forestali di notificare 11 avvisi di garanzia agli indagati, fra cui l'attuale sindaco di Senigallia Maurizio Mangialardi, il suo predecessore Luana Angeloni. Pochi giorni fa si era avuta notizia di una richiesta di proroga delle indagini, che ora, a quanto si apprende da un comunicato dei Cc forestali firmato dalla Bilotta, vengono dichiarate chiuse.