Ancona, 1 febbraio 2017 – Il corpo trasfigurato da 24 diverse ferite che sarebbero riconducibili ad arma da taglio: tre, invece, le coltellate mortali. E' quanto emerso dall'autopsia - i cui referti analitici verranno resi disponibili tra alcune settimane - effettuata questo pomeriggio all'ospedale Profili di Fabriano dal medico Adriano Tagliabracci sul corpo di Alessandro Vitaletti, il 47enne sassoferratese ucciso a colpi di lama dal 55enne Sebastiano Dimasi, attualmente detenuto nel carcere anconetano di Montacuto e chiamato a rispondere dell'accusa di omicidio volontario. I primi rilievi confermerebbero, appunto, come tre sarebbero le coltellate più profonde e quindi mortali, in particolare quella all'altezza del cuore.
"Il coltello era il suo, io ero disarmato e a mani nude: ha iniziato lui e quando mi ha aggredito gliel'ho strappato", le parole ripetute dal muratore al suo avvocato Enrico Carmenati che ora attende di conoscere gli esiti delle investigazioni per poi scegliere la strategia difensiva. Proprio la dichiarazione di Dimasi sulla presunta provenienza della lama rende ancora più importante ai fini processuali la ricerca fino ad ora infruttuosa dell'arma del delitto. L'uomo ha riferito di essersene liberato subito dopo la colluttazione avvenuta in strada in via Buozzi nei pressi di un distributore di benzina e del Bar Sport, ma senza il rinvenimento della lama diventa assai difficile valutare l'attendibilità della versione dell'accusato.