Ancona, tonno contaminato, il Nas ha già individuato i venditori

Rischiano sanzioni e denunce: il problema è la gestione dell’alimento

Il tonno venduto al dettaglio è stato importato congelato dalla Spagna e poi decongelato prima di essere messo in vendita. Sarebbe stato gestito in modo scorretto

Il tonno venduto al dettaglio è stato importato congelato dalla Spagna e poi decongelato prima di essere messo in vendita. Sarebbe stato gestito in modo scorretto

Ancona, 14 maggio 2017 - Dopo il sushi, il tonno. Se il primo è un alimento che prima non era molto in voga ed ora invece rappresenta quasi uno status symbol, specie nelle medio grandi città dove c’è un fiorire di ristoranti di stampo orientale dedicati alla preparazione del pesce crudo, l’altro è stato sempre sulle nostre tavole. Eppure, rispetto a un tempo forse qualcosa è cambiato. Ma non tragga in inganno la provenienza. Il tonno a pinna gialla che ha intossicato una decina di persone in provincia tra Senigallia, Fabriano e Castelfidardo, non è stato pescato in Italia, ma in Spagna. Ma non è questo il problema. Stando ai primi rilievi del nucleo antisofisticazione dei carabinieri di Ancona, il nocciolo del discorso sta nella gestione del prodotto ittico, come è stato trattato.

Secondo le prime indagini, il tonno arrivato congelato dalla Spagna e distribuito da una grossa catena a negozi e supermercati, è stato poi nella maggior parte dei casi decongelato. A quel punto l’alimento, essendo per sua natura molto delicato, va trattato. In sostanza, una volta decongelato può essere consumato al massimo entro tre giorni. Guai ricongelarlo, altrimenti si commetterebbe un errore imperdonabile sotto il profilo sanitario.

E oltre a dover essere venduto in fretta e consumato altrettanto tempestivamente, va conservato in luoghi perfetti sotto il profilo igienico- sanitario. Va da sé che gli accertamenti avviati dal Nas dopo i casi di intossicazione segnalati dall’Asur e verificatisi nella nostra provincia, con una decina di persone costrette a ricorrere alle cure dei vari pronto soccorso degli ospedali di Senigallia, Fabriano e Osimo, vanno proprio in questa direzione. Appurare se sono stati rispettati i tempi di conservazione e se sono state mantenute intatte le condizioni igienico-sanitarie tali da non creare problemi all’alimento.

Cosa che invece è avvenuta: il tonno ha incanalato sulla cute una quantità enorme di istamina, sostanza che ha provocato bruciori di stomaco, pruriti e gonfiori cutanei. La prassi scorretta di trattamento dell’alimento è stata già contestata ai negozi e ai supermercati che hanno venduto le parti di tonno contaminate. Il Nas ha ricostruito a ritroso la catena di distribuzione ed è già venuto a capo di tutto.

Al momento non sono stati chiesti provvedimenti cautelari e non sono state spiccate denunce sotto il profilo penale. Ci si è concentrati soprattutto sull’aspetto amministrativo. A tal proposito si può già dire che verranno elevate sanzioni pecuniarie di un certo rilievo. Ai sopralluoghi sul caso tonno, si aggiungono poi i controlli sul sushi. Recentemente proprio il Carlino aveva evidenziato un caso piuttosto sospetto, avvenuto in una grande catena di distrubuzione commerciale di Ancona.

Confezioni di sushi erano state messe in vendita con una data sbagliata, ovvero quella del giorno dopo del suo stesso confezionamento. Cosa ovviamente impossibile. Un errore in buona o in malafede? I carabinieri, che hanno prelevato le confezioni di sushi sospette, stanno verificando la prassi di trattamento del pesce. E qualcosa di strano sarebbe già emerso.