"Dehors, vi spiego perché il Comune ha violato la legge"

Il soprintendente invia una mail al Carlino

Ancona, corso Mazzini senza dehors (Foto Antic)

Ancona, corso Mazzini senza dehors (Foto Antic)

Ancona, 1 novembre 2014 - Gizzi non si arrende e soprattutto non demorde. Il sovrintendente continua la sua crociata contro il Comune di Ancona e non ci sta ad apparire agli occhi della città come un farneticatore o un pignolo che non ammette deroghe. E dunque oggi al Carlino racconta gli articoli del ‘Codice dei Beni culturali e del paesaggio’ che sono stati violati dal Comune rispetto «all’annosa questione dei dehors». Il primo articolo, il 20, è quello che riguarda i beni culturali che «non possono essere distrutti, danneggiati o adibiti ad usi non compatibili con il loro carattere storico o artistico oppure tali da recare pregiudizio alla loro conservazione». Gizzi specifica anche che la Fontana del Calamo, «attribuita alla scuola di Pellegrino Tibaldi, è di proprietà comunale, e al Comune stesso spetta la sorveglianza». 

Il secondo articolo del codice è il 30, quello sugli ‘obblighi conservativi’. «Lo Stato, le Regioni, gli altri Enti pubblici territoriali nonché ogni altro ente ed istituto pubblico hanno l’obbligo di garantire la sicurezza e la conservazione dei beni culturali di loro appartenenza. Quindi in questo caso – spiega ancora il sovrintendente – il Comune, quale Ente pubblico territoriale proprietario-detentore della medesima fontana e dello spazio pubblico storico prospiciente, era tenuto a garantire la sicurezza e la conservazione. Inoltre – specifica - il consiglio comunale ha adottato un regolamento di variazione della normativa che atteneva ai dehors, nel caso specifico regolamentata da un decreto di interesse culturale del 2011 emanato dal direttore regionale per i Beni culturali Lorenza Mochi Onori, senza tener conto che i regolamenti comunali sono gerarchicamente sotto-ordinati rispetto a quelli del Ministero, i quali ultimi hanno immediata precettività». 

L’ultima violazione è quella dell’articolo 45 sulle prescrizioni di tutela indiretta: «Il ministero ha facoltà di prescrivere le distanze, le misure e le altre norme dirette ad evitare che sia messa in pericolo l’integrità dei beni culturali immobili, ne sia danneggiata la prospettiva o la luce o ne siano alterate le condizioni di ambiente e di decoro. Queste prescrizioni sono immediatamente precettive. Gli enti pubblici territoriali interessati recepiscono le prescrizioni medesime nei regolamenti edilizi e negli strumenti urbanistici». 

La conclusione di Gizzi che con questa nuova e-mail al Carlino intende spiegare perché, secondo lui, c’è stata violazione di legge da parte del Comune sui dehors è rigorosa e così si conclude: «Era doverosa per fare un po’ di chiarezza sulla questione e per darne conto all’opinione pubblica». Alla prossima puntata.