C'è un piceno da salvare

Ascoli-Piceno, 22 marzo 2015 - Uno ha dalla sua l’esperienza dell’uomo che si è fatto dal nulla e ha realizzato un piccolo grande gioiello imprenditoriale, l’altro può puntare sulla giovane età, sull’entusiasmo delle idee e su una formazione all’interno di un’azienda di famiglia altettanto fiorente. La sfida per la presidenza di Confindustria Picena è lanciata e i due principali contendenti sembrano avere egual valore e la stessa voglia di fare il bene del territorio.

Eh già, perché, alla fine, di questo si tratta: salvare baracca e burattini in un momento in cui sembra ormai quasi impossibile. La nostra terra sta da anni agonizzando sotto i colpi delle chiusure di grandi fabbriche, in particolare le multinazionali, che, come dice oggi nell’intervista che pubblichiamo proprio Mariani, si allontanano anche perché da queste parti le carenze di infrastrutture sono davvero un po’ troppe. Una situazione quasi disperata che andava affrontata decenni or sono e che, invece, si è lasciata incrancrenire dall’ assenza di fatti e da spesso inutili profluvi di parole. A questo punto per affrontare la disperazione delle tante famiglie lasciate a piedi nel Piceno, ci vuole davvero un bel coraggio. Chiunque vinca, speriamo che l’abbia.