Bologna, Ubertini e la biblioteca di Zamboni 36: "I tornelli resteranno"

Il rettore parla al Senato Accademico. E fa una stima dei danni alla biblioteca del 36 di via Zamboni: cinquantamila euro

Il rettore Francesco Ubertini

Il rettore Francesco Ubertini

Bologna, 21 febbraio 2017 - Pur “scosso e molto amareggiato”, il rettore Francesco Ubertini tira dritto. I tornelli alla biblioteca di Lettere di via Zamboni 36, spiega commentando in pubblico per la prima volta gli scontri del 9 febbraio, resteranno anche quandola struttura riaprirà al pubblico, “una volta ripristinate le condizioni di sicurezza”.

E rivendica di aver chiamato la polizia: “Persone incappucciate avevano forzato la porta di ingresso e avevano aperto una biblioteca chiusa. Gli scontri? Non mi permetto e non mi permetterò mai di giudicare l’intervento delle forze dell’ordine”. (guarda le foto degli scontri)

Ubertini ha ripercorso in mattinata davanti al Senato Accademico tutti gli eventi di questo difficilissimo mese. E nel pomeriggio, mentregli attivisti del Cua avevano improvvisato un’aula studio nei corridoi del rettorato, racconta ai cronisti la sua visione e il suo stato d’animo: “L’accesso regolamentato al ’36’ è un falso problema, perché il tema vero è la situazione della zona universitaria: di quello dobbiamo occuparci”.

Degrado e assenza di regole, insomma, hanno imposto quella situazione: “In biblioteche vicine, adiacenti a piazza Verdi come Palazzo Paleotti, tutto funziona benissimo. Al ’36’, invece no. Abbiamo avuto decine di segnalazioni, minacce e ingiurie ai dipendenti, persino una persona che si aggirava con un pitbull: io devo garantire la sicurezza di studenti e personale”.

Ubertini ha poi chiesto di “abbassare i toni e tornare a un confronto democratico” e rinviato a data da destinarsi la riapertura della biblioteca devastata: “La stima dei danni non è ancora definitiva, da ingegnere credo che 50mila euro sia una stima credibile. Proveremo a farlo nel più breve tempo possibile”.

Sui tornelli, dunque, non si torna indietro: “Non è stato un blitz, l’avevamo deciso nello scorso maggio - ricorda il rettore -. Non c’è nessun simbolismo in questa scelta, è solo una soluzione tecnica. Spero che non ci sia bisogno di regolamentare gli accessi in questa zona della città, ma oggi non è così”.

 

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