Scontro dem sul Jobs Act, Bonaccini prova a mediare

Il governatore: "Firmare il referendum Cgil è una scelta. Ma stiamo sulle battaglie in Parlamento"

Scontro dem sul Jobs Act, Bonaccini prova a mediare

Scontro dem sul Jobs Act, Bonaccini prova a mediare

Parola d’ordine: smussare. Il presidente del Pd Stefano Bonaccini (foto), leader dei riformisti del partito, ha provato a mediare sul Jobs act di renziana memoria, dopo che molti della sua area hanno definito "una forzatura" la decisione della segretaria Elly Schlein di firmare il referendum della Cgil. "Evitiamo di schiacciare il dibattito su una iniziativa referendaria – ha detto il presidente Pd e governatore emiliano-romagnolo –. Ciascuno è libero di firmare o meno sugli specifici punti". Per evitare ennesimi scontri, insomma, Bonaccini ha provato a indicare la via d’uscita: "Non ci schiacciamo su proposte che vengono da altri. Liberamente chi vuole nel Pd può firmare il referendum della Cgil, ma dobbiamo stare sulle battaglie che stiamo facendo in Parlamento, dove le opposizioni, e lo dico anche a Renzi, potrebbero trovare unità".

Tra i bolognesi di fede bonacciniana hanno deciso di firmare sia Andrea De Maria sia Virginio Merola.

"Ho sottoscritto i referendum della Cgil, come la proposta di legge della Cisl. Sono contributi importanti che mettono al centro i diritti dei lavoratori", dice il deputato dem. "Ho firmato il Primo Maggio. Si sono creati troppi lavoratori precari", fa sapere l’ex sindaco di Bologna.

Va all’attacco Giulia Pigoni, consigliera regionale di Iv: "Il Pd vuole abolire una legge del Pd che ha creato più di un milione di posti di lavoro. Alla faccia del riformismo".

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