Killer di Budrio, ecco il covo di Igor / FOTO e VIDEO

Il casolare tra la polvere a Teruel, in Aragona

Il casolare dove sono state ferite due persone e Samuel (foto Tempera)

Il casolare dove sono state ferite due persone e Samuel (foto Tempera)

Teruel (Spagna), 17 dicembre 2017 - Una decina di minuti di auto. Una sola strada che taglia una distesa di roccia e terra rossa, dove di auto ne passa una ogni dieci minuti. Ci sono due paesini, due pueblitos, collegati da questa unica lingua d’asfalto, che si perde tra i tanti sentieri di polvere. Si chiamano Andorra e Albalate del Arzobispo.

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Non succedeva niente, qui, in questo angolo di Aragona che sembra Arizona. C’erano ladri di polli, fino a dieci giorni fa. «Non avevamo paura», ripetono gli abitanti. «Non sapevamo». E poi c’è stato il sangue. E questo sangue, come un filo rosso, ha legato per sempre la Bassa a questo pezzo Spagna, a metà tra Saragozza e Valencia. La Valencia che Norbert Feher conosceva bene. E dove è tornato, quando cercava un nascondiglio da quella caccia all’uomo iniziata ad aprile, con gli omicidi di Davide Fabbri e Valerio Verri (FOTO e VIDEO).

C’è una casetta vicino al Rio Martin. Un solo piano, collinette di terra e canneti a difenderne l’intimità. Ha anche una piscina, ora piena di acqua piovana. «Moreno è venuto con il fabbro. Era il 5 dicembre e da qualche giorno si era accorto che non funzionava più la serratura. Hanno provato ad aprire e qualcuno da dentro ha sparato loro». Samuel è un amico del proprietario della villetta, che è vivo per miracolo.

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«Si è preso una pallottola in pancia, ma il colpo non ha leso organi vitali. Al fabbro il ladro ha sparato al braccio. Fino a quel momento non abbiamo avuto paura. Da dieci giorni sparivano cibo e vestiti, ma pensavamo a qualche ladro disgraziato», dice ancora il ragazzo.

Oggi i due feriti torneranno qui con la Guardia civil, per una sorta di incidente probatorio teso a ricostruire quell’aggressione. Perché adesso, quel qualcuno che ha impugnato la pistola potrebbe avere un nome.

Lo stesso dell’assassino di José Luis Iranzo e dei due agenti del Roca, Victor Romero e Victor Jesùs Caballero. Freddati a distanza ravvicinata nella finca Mas del Saso. Dieci minuti di distanza in auto separano questo vecchio casolare di tre corpi dalla villetta sul Rio San Martin. In uno aveva trovato rifugio Igor.

Ora, lo stabile abbandonato è inaccessibile. Per tutta la giornata la Guardia civil con la scientifica ha analizzato e repertato ogni traccia trovata tra il sangue delle vittime. I due poliziotti, giovedì sera, indossavano un giubbotto antiproiettile che non è bastato a proteggerli. Hanno fatto in tempo appena a dare l’allarme e innescare così la seconda, definitiva, caccia a Igor. Che come dopo l’omicidio della Riccardina, è fuggito su un pick-up rubato.

Questa volta lo aveva preso alla sua ultima vittima. Ma lo guidava con troppa discrezione. Tanto da destare il sospetto in chi conosceva quella macchina e sapeva di chi era. Poi, dopo otto ore, la tensione, la stanchezza, una distrazione. L’incidente, il torpore. E anche Igor è caduto.

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