Cesena, chiuse le indagini sul caso Teverini

Il pm deciderà entro la fine dell’anno se richiedere il rinvio a giudizio del marito

La scomparsa di Manuela Teverini, le ricerche (Foto Ravaglia)

La scomparsa di Manuela Teverini, le ricerche (Foto Ravaglia)

Cesena, 21 novembre 2017 - Il caso della scomparsa di Manuela Teverini è arrivato allo spartiacque. Gli inquirenti hanno comunicato la chiusura delle indagini e ora toccherà al pm Filippo Santangelo decidere se, con gli elementi che ha in mano, vale la pena di richiedere il rinvio a giudizio per il marito Costante Alessandri o se archiviare.

La vicenda nasce nell’aprile del 2000, quando la donna scomparve dalla casa di Capannaguzzo nella quale viveva col marito e la figlia Lisa (allora di quattro anni) ed è stata ripresa l’anno scorso quando gli uomini della squadra mobile della questura di Forlì ora guidati da Mario Paternoster riavviarono le ricerche della donna, tornando a indagare il marito con l’accusa di omicidio e occultamento di cadavere, le stesse ipotesi di reato con le quali l’uomo venne prima arrestato nel dicembre del 2002 e poi prosciolto.

Il nodo cruciale ruotava intorno alla registrazione di un dialogo avvenuto tra lo stesso Alessandri e una prostituta alla quale l’uomo aveva detto di essere il responsabile dell’omicidio della moglie, dichiarazione poi smentita davanti alle forze dell’ordine. Alessandri ha infatti poi sostenuto di essere conoscenza del fatto che la ragazza collaborava con la polizia e di aver pensato che una volta che gli inquirenti avessero verificato che le sue affermazioni fossero risultate false, i sospetti nei suoi confronti sarebbero caduti. Un paio di settimane fa, gli inquirenti hanno comunicato la chiusura delle indagini, trasmettendo alla Procura della Repubblica il fascicolo contenente tutti i riscontri effettuati durante gli ultimi mesi.

L’attività investigativa si è svolta a tappeto, prendendo le basi della precedente inchiesta e allargandosi in diverse direzioni. In particolare le forze dell’ordine hanno utilizzato georadar e cani molecolari per setacciare la casa di Capannaguzzo dove Alessandri vive tutt’ora e anche le aree ad essa attigua. Sono stati effettuati anche degli scavi in un vicino boschetto, nel corso dei quali erano stati ritrovati un lembo di vestito e altri materiali risultati però troppo vecchi e deteriorarti per poter rivelare eventuali tracce di dna. In estate l’attenzione degli inquirenti si era invece concentrata nella zona di una cava di Bagnarola ora dismessa e all’interno della quale Alessandri era solito conferire i resti degli sfalci della vegetazione.

Tutte le operazioni sono sempre state seguite da vicino dalle sorelle e dal fratello di Manuela Teverini che, insieme alla figlia Lisa, continuano a chiedere che la verità venga accertata in un’aula di tribunale. Ad attendere la decisione della Procura c’è ovviamente anche Costante Alessandri, rappresentato dal legale Carlo Benini di Ravenna: «Ho ricevuto tutta la documentazione legata alla chiusura delle indagini – commenta l’avvocato – e mi appreso a valutarla in maniera dettagliata. Dal nostro punto di vista non sono emersi elementi in grado di modificare il quadro già delineato in passato e dunque che possano portare a un rinvio a giudizio. In ogni caso Alessandri resta tranquillo, continuando a professare la sua estraneità».