Rapita con l’accusa di essere una strega, parla la ragazza

L’intervista. Il racconto-choc di Dalila Morigi: “Ecco cosa mi hanno fatto quei quattro indemoniati”

Dalila Morigi, la ragazza cesenate sequestrata con l’accusa di essere una strega

Dalila Morigi, la ragazza cesenate sequestrata con l’accusa di essere una strega

Cesena, 23 aprile 2016 - In carcere, per ora, resta solo Luigi Roberto Tieni, il 48enne di Lecce che avrebbe condotto la doppia spedizione punitiva contro la «strega» di Cesena: la 30enne Dalila Morigi. La dark lady Katia Tieni, il fidanzato bolognese Alessandro Buscaroli e il fratello di lei, Thomas Tieni (24 anni) – ossia gli altri presunti partecipanti alla missione di stampo medioevale – sono già agli arresti domiciliari e si professano non solo innocenti ma anche «vittime del voodoo lanciato da Dalila». Per loro, tuttavia, le ipotesi di reato inquadrate dai carabinieri restano tutte in piedi: sequestro di persona, furto aggravato, violazione di domicilio, lesioni volontarie, violenza privata e porto abusivo di armi. La vittima dell’aggressione si professa estranea al mondo dei sortilegi e del voodoo, i presunti aggressori si ritengono vittime di un rito malefico. Nel dubbio, sullo sfondo, si staglia l’underground di riti che si credevano sepolti.

L'INTERVISTA. Dalila Morigi non vuole farsi intervistare di persona. «Ho le labbra ustionate – dice – e buchi nella cute. Mi hanno strappata ciocche di capelli».

Adesso, Dalila?

«Adesso io e mio padre siamo terrorizzati. Incredibile: tre di loro sono già ai domiciliari. Andremo a vivere lontano da Cesena».

Riavvolgiamo il nastro. La sera del 13 aprile, giorno dell’aggressione, lei dove era?

«In camera, con un amico. Mio padre era al piano di sopra. Katia e suo padre hanno spaccato la porta d’ingresso. Il fratello Thomas e Ale, il moroso di Katia, sono entrati dalla porta sul retro».

Ale? L’aguzzino?

«Sì, Alessandro Buscaroli. Tipo notissimo a Bologna. Soprattutto tra chi frequenta gli ambienti dark».

Lei frequenta questi locali?

«In passato sì. Ho anche lavorato in diverse discoteche con Katia. Quella...»

Cosa le hanno fatto in camera sua?

«Uno mi teneva stretta per il collo, gli altri mi picchiavano. Quando mio padre è sceso si è preso una testata sul naso».

Poi l’hanno portata via?

«Sì, in auto».

La difesa dei quattro indagati contesta l’ipotesi di sequestro.

«C’era, la difesa, quando mi infilavano in macchina e Katia mi faceva vedere dal suo telefonino le foto di, di... di cose che non ho mai fatto?».

Cosa?

«Ha sostenuto che le avessi disseminato la casa di Bologna di pupazzi voodoo, rospi morti e viscere di capra. Una follia, il frutto di una mente...».

... Di una mente: lo stabiliranno i giudici. È mai entrata in contatto con il mondo dei riti satanici e delle pratiche voodoo?

«Mai, non sono pazza. Mi interesso di religioni orientali e di filosofia. Non di queste porcherie».

Che rapporto c’era tra lei e Katia.

«Ci conosciamo da anni. Staccavamo i biglietti assieme durante i concerti del ‘suo’ Alessandro. Poi abbiamo lavorato in altri locali».

Torniamo a quella sera. Nel casolare abbandonato cosa è successo?

«Prima si sono fermati in un bar per riempire una bottiglia di acqua bollente, poi mi hanno sbattuta in quel casolare. Eravamo solo io e quattro persone che parevano indemoniate».

L’hanno picchiata?

«Il padre di Katia urlava: diceva di essere indemoniato e che non aveva nessuna paura di uccidere».

Come si è salvata?

«Dopo avere ingoiato l’acqua bollente mi hanno obbligata a fare una sorta di magia per liberare Katia dal sortilegio».

Lei sa fare magie?

«Ho inventato tutto, mi avrebbero uccisa. Avevo le mani sudate e le ho appoggiate sulla pancia di lei imitando le tecniche della pranoterapia».

Poi l’hanno riportata casa?

«Volevano portarmi a Bologna affinché liberassi la casa di Katia dalla magia nera».

Poi, a casa?

«Tra le braccia di mio padre. Che non aveva potuto chiamare i carabinieri perché mi avrebbero ammazzata».

Torniamo all’inizio: adesso?

«Scappiamo. Le belve sono libere».