Recupero dell'ex ferrovia Fano-Urbino, idee in marcia

La Regione ha illustrato ai sindaci il piano di fattibilità: ecco le soluzioni e i costi

FANO-URBINO Un disegno dell’associazione Ferrovie Val Metauro

FANO-URBINO Un disegno dell’associazione Ferrovie Val Metauro

Fano, 24 agosto 2017 - Presentato dalla Regione, ai sindaci dei Comuni interessati (Fano, Cartoceto, Colli al Metauro, Montefelcino, Fossombrone e Fermignano, Urbino), il piano di fattibilità della pista ciclo pedonabile che dovrebbe convivere con la linea ferroviaria Fano-Urbino: prevista per 36 chilometri a fianco della ferrovia e per 13 chilometri (dove lo spazio per un affincamento è insufficiente) sopra i binari. Ma questo, secondo la Regione, non inficierà l’utilizzo delle rotaie: sarebbero infatti state vagliate soluzioni tecnologiche in grado di consentire l’uso promiscuo (bici e treno) dell’infrastruttura limitatamente ai ponti (25) e alle gallerie (7) dove non ci sarebbe lo spazio sufficiente per far correre una pista ciclabile parallela ai binari. Il piano, con tanto di costi, è il risultato anche delle immagini riprese dal drone lungo tutti i 48,700 metri della ferrovia.

Nell'incontro con gli amministratori locali (presenti, i primi di agosto, tutti i sindaci, compreso Massimo Seri, unico assente il primo cittadino di Urbino Maurizio Gambini) la Regione avrebbe sottoposto sei ipotesi indicando le risorse finanziarie per la loro realizzazione.

Riattivazione del treno. Per la riattivazione di un vero e proprio servizio ferroviario servirebbero, in base alle stime della Regione, 100 milioni di euro più 20 milioni per l’elettrificazione. Stessa cifra per la soluzione treno-tram (una moderna metropolitana di superficie ndr), mentre la cifra si dimezzerebbe (50 milioni di euro) per il treno turistico.

Pista ciclabile. In questo caso i costi sono certamente più abbordabili, soprattutto per una Regione impegnata nella ricostruzione delle aree terremotate: 3 milioni 600mila euro per una pista ciclabile se completamente realizzata sui binari; 5 milioni di euro se progettata a fianco della strada ferrata. Non una parola sui cosiddetti ‘ferrocicli’, idea divenuta cara all’associazione Ferrovie Val Metauro a cui anche la legge fa riferimento.

Sul recupero, anche a solo scopo turistico della Fano-Urbino, pesa l’incognita dei 50 milioni di euro che servirebbero per rinnovare l’intera infrastruttura. Tra l’altro in corrispondenza di diversi attraversamenti a raso, come fa presente Rfi alla Regione, sarebbero state asportate rotaie, traversine e perfino massicciate, le traversine sarebbero vetuste e degradate, mancherebbe la segnaletica, le sette gallerie sarebbero in stato di degrado (4 delle quali non più ispezionate dal 2000) e solo la situazione dei ponti sarebbe discreta.

A questo punto la Regione, come d’altra parte suggerisce la stessa legge istitutiva delle Ferrovie Turistiche, potrebbe pubblicare un bando internazionale per verificare eventuali manifestazioni di interesse di soggetti pronti a investire nella gestione della Fano-Urbino. Solo questa ipotesi, allo stato attuale, potrebbe giustificare l’investimento da parte della Regione di milioni di euro per il risanamento della Fano-Urbino. Va, infatti, sottolineato che la legge istitutiva delle Ferrovie Turistiche non prevede fondi aggiuntivi a favore delle Regioni da dirottare su tali infrastrutture ma l’uso di risorse proprie (la Regione Marche investe 300 milioni di euro nel trasporto ferroviario locale per più di otto milioni di passeggeri). Alla luce di queste considerazioni, la pista ciclo pedonabile sarebbe per la Regione l’unica strada percorribile per salvaguardare l’integrità di un bene, che per i soggetti proprietari, è infruttifero da 30 anni. Tra l’altro a novembre del 2016, prima dell’entrata in vigore della legge sulle Ferrovie turistiche, gli enti proprietari avrebbero chiesto l’autorizzazione al Ministero delle Infrastrutture per la vendita di 3 stazioni ferroviarie: Fermignano, Canavaccio e Urbino. A cui si aggiungerebbero le stazioni di Pergola e Bellisio Solfare della linea Pergola-Fabriano chiusa da pochi anni.