Fano, il giallo delle anatre scomparse dal canale Albani

L’allarme di Giuseppe Curina, che ha creato l’oasi faunistica: «Ne mancano 50 all'appello, altri furti in passato»

Beppe Curina tra i suoi animali

Beppe Curina tra i suoi animali

Fano, 4 giugno 2016 - La sparizione di una cinquantina di anatre dal Canale Albani ha allarmato il promotore della popolare oasi faunistica, che si trova attorno al ponte che collega via Kennedy a via Buozzi, a due passi dal Pincio. Giuseppe Curina, agronomo 60enne molto conosciuto in città e fautore del popolamento della fauna acquatica nel Canale dal 2004, non esclude che qualcuno le abbia prese e, anche per una maggiore tutela degli animali, rilancia la proposta di riqualificare l’area. «Ho il monitoraggio preciso degli animali – spiega – e queste anatre sparite misteriosamente mi preoccupano. Potrebbe trattarsi di un furto, come già accaduto in passato, e in tal caso non sarebbero al sicuro nemmeno i cigni e le oche, volatili di elevato valore». Curina abita in un condominio che costeggia il Canale, a poca distanza dal ponte, e accede al terreno che costeggia il corso d’acqua attraverso una porticina che si trova nel giardino condominiale. Non vi sono altre vie di accesso all’area, tranne alcuni fori nella rete di recinzione, dove è possibile che qualche malintenzionato abbia attirato le anatre per rubarle. Difficile che le stesse abbiano risalito il Canale senza ritornare, magari dopo qualche giorno, nel luogo dove sono nate, anche per trovare più facilmente il cibo.

Studioso e grande appassionato di animali, Curina tredici anni fa ha immesso sulla sponda del Canale di rimpetto al suo giardino alcune paperelle selvatiche, per farci giocare suo figlio piccolo, ma ben presto i volatili si sono moltiplicati. Ai nuovi arrivati, ha aggiunto nel corso degli anni molti altri esemplari pregiati, tra cui di recente un cigno nero di un certo valore. L’area è di Enel Green Power, che gestisce tutto il Canale fino alla centrale idroelettrica, e ha sempre tollerato la presenza dell’oasi faunistica, pur non avendo mai concesso un’autorizzazione formale. Il ponte e le zone al di là della recinzione sono invece di pertinenza del Comune. Anche l’Amministrazione comunale non ha mai riconosciuto l’oasi ufficialmente, ma esisterebbe un tacito assenso dettato dalle finalità naturalistiche e sociali dell’iniziativa. Malgrado i mancati riconoscimenti istituzionali, l’oasi faunistica è stata intitolata a Beppe Curina con una cerimonia in pompa magna tenutasi durante lo scorso Carnevale. Una cerimonia organizzata alla perfezione da abili figuranti, che impersonavano sindaco, parroco e tutte le autorità. Un gesto simbolico, nato dall’iniziativa del medico Pippo Ridolfi e di tanti amici e comuni cittadini, che hanno voluto riconoscere a Curina, con una targa posta sulla grata all’accesso del ponte, il merito di aver valorizzato quello che prima era un semplice e desolato corso d’acqua, popolandolo di varie specie faunistiche.

Il luogo è divenuto da anni un’attrattiva molto gradita, quasi una tappa obbligata, per bambini, anziani e turisti. Anatre e cigni riconoscono le persone e molti anziani hanno stretto con questi animali un rapporto affettivo molto intenso. «Un pensionato scomparso di recente – aggiunge l’agronomo - viveva quasi in simbiosi con alcuni cigni che, non appena lo vedevano arrivare, lo salutavano con i loro versi e allungando il collo in avanti. Il mio rammarico è la mancata riqualificazione dell’area, richiesta al Comune con una petizione alcuni anni fa. Si deve prendere atto che l’oasi è uno dei luoghi più frequentati della città, ma sono assenti le panchine e i cartelli che dovrebbero indicare come comportarsi correttamente con gli animali. Il canale è pieno di detriti e avrebbe bisogno di una più frequente manutenzione: gli argini sono in parte franati ed è a rischio anche la pista ciclabile adiacente». L’ufficio Ambiente del Comune ha di recente sollecitato Enel Greeen Power alla pulizia del Canale Albani e, per quanto riguarda le aree di pertinenza comunale, ha avviato la consueta derattizzazione e pulizia. I funzionari comunali sconsigliano di offrire cibo agli animali, poiché gli scarti alimenterebbero la proliferazione dei topi. «L’oasi faunistica – conclude Curina – potrebbe rappresentare un’occasione per la creazione di percorsi didattici, per approfondire la conoscenza del mondo di questi straordinari animali acquatici, ma anche per offrire l’opportunità a giovani appassionati di contribuire alla gestione, al controllo e alla cura dell’area».