Funerale di Edoardo Serafini, l'ultimo bacio della mamma al suo bimbo

La chiesa dei Santissimi Pietro e Andrea ha contenuto a stento la folla che ha voluto salutare per l'ultima volta il bambino di 8 anni morto in un incidente stradale FOTO L'addio - L'incidente

Fano, il funerale di Edoardo Serafini (Fotoprint)

Fano, il funerale di Edoardo Serafini (Fotoprint)

Fano (Pesaro e Urbino) 29 giugno 2015 - “Edo era contento di fare la Prima Comunione. Aveva ricevuto la Confessione e già pregustava la festa. Ora il suo incontro con Cristo è avvenuto in un altro modo e noi oggi lo festeggiamo così”. E' toccato a don Giuseppe Tintori, parroco del Fenile, spiegare il mistero della vita e della morte dei bambini e perché per i funerali di Edoardo Serafini (foto) si sono scelti i canti e gli addobbi della festa. La chiesa dei Santissimi Pietro e Andrea ha contenuto a stento la folla che si è radunata alle 15.30 attorno a quella piccola bara bianca coperta di candidi fiori (rose e gigli) e circondata di bambini “in divisa” (a destra quelli dell'oratorio con una t-shirt con scritto “Affamati di Vita” e a sinistra i pulcini della Polisportiva Arzilla con la maglietta con i colori della società di calcio) seduti a terra accanto alla bara e ad un trofeo di calcio vinto in onore di Edo.

“Gli adulti mi perdoneranno se parlo ai bambini – ha esordito il parroco nell'omelia del toccante funerale del bimbo di 8 anni e mezzo scomparso venerdì sera in un tragico incidente in moto in via della Selva -. Vi domandate perché la morte colpisca i bambini innocenti? Io la risposta non ce l'ho, però ho la certezza che questa morte non è la fine di tutto, ma l'inizio di una nuova vita. Perché Dio ci ha creato per l'immortalità. Edo è qui accanto a noi. La fede non toglie il dolore ma aiuta a reagire e a dare un senso”. Poi un pensiero speciale per il papà Alessandro, che in chiesa non c'era. “Preghiamo per il papà, che è in ospedale, perché possa affrontare con coraggio e forza questa prova. E che il Signore infonda nel suo cuore tanta pace”.

Mentre il fratello di Edo, Alessandro anche lui, accarezzava la bara... mamma Angela, chiusa nel suo composto dolore, affidava ad una zia di Edo il compito di leggere per lei una poesia di Charles Peguy: “L’amore non svanisce mai./ La morte non è niente, io sono solo andato nella stanza accanto./ Io sono io./ Voi siete voi./ Ciò che ero per voi lo sono sempre./ Datemi il nome che mi avete sempre dato./ Parlatemi come mi avete sempre parlato./ Non usate un tono diverso./ Non abbiate un’aria solenne o triste./ Continuate a ridere di ciò che ci faceva ridere insieme./ Sorridete, pensate a me, pregate per me./ Che il mio nome sia pronunciato in casa come lo è sempre stato,/ senza alcuna enfasi, senza alcuna ombra di tristezza./ La vita ha il significato di sempre./ Il filo non si è spezzato./ Perché dovrei essere fuori dai vostri pensieri?/ Semplicemente perché sono fuori dalla vostra vista?/ Io non sono lontano,/ sono solo dall’altro lato del cammino”.

Un lungo applauso ha accompagnato l'uscita del feretro. Poi il bacio delle nonne e della mamma alla candida bara, prima che il carro funebre partisse per l'ultimo viaggio di Edo, verso il cimitero centrale. E infine decine di palloncini bianchi hanno spiccato il volo: legati c'erano disegni e messaggio che i compagni di scuola hanno affidato al cielo da dove un nuovo angelo da qualche giorno li veglia.