Lui faceva il pizzaiolo, lei era commerciante. Ora vivono nell’auto

Il dramma di una famiglia ‘normale’

Maurizio e Mariia Cesaroni nella loro Ford Mondeo (foto Petrelli)

Maurizio e Mariia Cesaroni nella loro Ford Mondeo (foto Petrelli)

Fano, 21 luglio 2016 - La loro casa è una Ford Mondeo station wagon, parcheggiata all’interno dell’ex Caserma Paolini. Da otto mesi abitano lì Maurizio e Mariia Cesaroni, ovvero da quando hanno dovuto abbandonare in fretta e furia il loro bell’appartamento in via Fossombrone a Cuccurano. La loro casa è andata all’asta per saldare il mutuo preso per un’attività commerciale andata sfortunatamente male. Quei 73mila euro per cui è stata venduta la casa (un terzo del suo valore), acquistata coi sacrifici di una vita.... sono serviti anche per pagare i conti di Equitalia.

E’ una famiglia finita per strada quella dei Cesaroni. Smembrata, divisa, fisicamente lontana. Ed è questa la grande pena che tutti e quattro hanno nel cuore. Assieme a Maurizio e Mariia anche i due figli. Il più grande vive a Bologna dove studia con profitto alla Facoltà di Fisica, il più piccolo è diplomato al conservatorio ed è in cerca di un lavoro che non c’è. All’inizio anche lui dormiva in macchina coi genitori, seduto sul sedile davanti assieme alla mamma, dal momento che il resto dello spazio è stipato di oggetti tutti compressi e spinti a forza in quel piccolissimo spazio. Per far dormire il figlio e la moglie, papà Maurizio ha passato gelide notti d’inverno a camminare per le strade buie di Fano. Perché in tre proprio non ci si sta seduti a dormire, in quella macchina.

Le giornate passano lente. Quando torna dalle sue mattinate di studio alla biblioteca Federiciana, Mariia sta seduta sulla panchina di pietra adagiata tra gli alberi nel piazzale dell’ex caserma. Scrive e si preoccupa per i suoi figli, soprattutto per quello grande che, visto come si stanno mettendo le cose, dovrà abbandonare gli studi universitari. «Non abbiamo più niente. Non ci hanno dato neppure il tempo di portare via i nostri ricordi – dice sgranando i suoi grandi occhi cerulei -. Avevamo tante belle cose, non le abbiamo più. I libri di mio padre, le foto del matrimonio, dei figli, il pianoforte, il tavolo di legno con un tappeto coi fili d’oro, la cristalleria...». Una vita tra i cristalli quella di Mariia, che ne aveva un negozio pieno, in via Nolfi. Una vita a sfornare pizze invece quella di Maurizio, ex titolare del ristorante L’Orizzonte Internazionale a Sassonia 3. Un investimento sbagliato. In un anno di attività si è indebitato così tanto che i suoi sogni sono andati in frantumi sotto il colpo del martelletto dell’asta giudiziaria che gli ha portato via la casa, nell’ottobre scorso.

«Io ora lavoro due giorni a settimana – dice Maurizio sistemandosi la camicia – perché il lavoro non c’è. Né per me né per i ragazzi. Ogni tanto vado a mangiare alla mensa di San Paterniano. Mariia no, non vuol venire (è una donna dell’ex Unione Sovietica, piena di dignità, ndr). Il piccolo suona il trombone e con quel poco che guadagna ci compra il cibo. Per fortuna ora ha trovato un amico che lo ospita. Abbiamo fatto domanda per una casa popolare, ma mi hanno detto ci vorranno 15 anni... Il nostro più grande desiderio è trovare un lavoro per riunire la famiglia sotto un tetto».