Bombe con firma anarchica, il tribunale prima delle chiese

Ci sono diverse analogie tra l'attacco dell'ottobre 2012 e i cinque alle chiese

L'attacco anarchico al tribunale di Fermo nell'ottobre 2012 (Zeppilli)

L'attacco anarchico al tribunale di Fermo nell'ottobre 2012 (Zeppilli)

Fermo, 23 luglio 2016 - C’è un precedente inquietante che potrebbe essere la madre di tutti gli ordigni piazzati davanti alle chiese del Fermano: è la bomba fatta esplodere la notte del 20 ottobre 2012 davanti ad un ingresso secondario del tribunale di Fermo. A 30 metri di distanza dalla deflagrazione venne trovato un foglio scritto a penna con un normografo, che rivendicava l’attentato. Sul biglietto c’era scritto: «Contro la repressione, azione-diretta: libertà per gli anarchici detenuti’’. 

Una rivendicazione che ha richiamato alla mente degli inquirenti la matrice pseudo-anarchica dei cinque ordigni (FOTO) piazzati davanti alle chiese. Paniconi e Bordoni avevano in casa molte pubblicazioni che inneggiano all’anarchia. Lo stesso procuratore capo Domenico Seccia e il suo sostituto Mirko Monti, che hanno coordinano le indagini sugli unabomber fermani, hanno parlato di insurrezionisti guidati dal disprezzo per le istituzioni e per tutto ciò che rappresentano.

Seccia, addirittura, ha aggiunto alcune considerazioni che confermerebbero il teorema del legame tra i bombaroli delle chiese e quelli del tribunale: «Il movente è insurrezionale, sono stati atti di sfregio nei confronti delle istituzioni. Non c’era un criterio logico nella scelta delle chiese, anche perché avrebbero potuto colpire il tribunale, la caserma dei carabinieri o il Commissariato».

Dunque, il collegamento c’è ed è anche tenuto in forte considerazione dagli investigatori. D’altronde, le analogie tra la bomba del tribunale e quelle delle chiese sono diverse: lo stesso tipo di ordigno artigianale, costruito con polvere da sparo e barattoli, l’orario in cui sono stati fatti esplodere e la matrice pseudopolitica. L’ordigno del 2012 era esploso intorno alle tre di notte ed era stato piazzato vicino al garage del palazzo di giustizia, nel retro dell’edificio, in vicolo San Filippo. Fortunatamente non c’erano stati feriti, anche se la finestra dall’autorimessa era stata divelta dalla deflagrazione e i resti erano schizzati ad una decina di metri di distanza. Anche in quell’occasione ad indagare erano stati i carabinieri, che avevano sempre seguito la pista di esponenti pseudo-anarchici locali.