Monsignor Negri: “Fermiamo l’ebola della cultura dello spirito”

L’arcivescovo ha chiuso con un messaggio forte la Settimana Mariana

Luigi Negri

Luigi Negri

Ferrara, 11 ottobe 2014 - "In tutto il mondo c’è il pericolo dell’Ebola, ma credo che questo contagio si potrà fermare; non so però se si potrà fermare il contagio di un “Ebola culturale”, “spirituale” e delle “coscienze” che tenta di distruggere l’umanità in noi ed accanto a noi". E' uno dei passaggi più forti del messaggio che l'arcivescovo di Ferrara-Comacchio mons. Luigi Negri indirizza alla città, a chiusura della Settimana Mariana.

"Siamo di fronte a una cultura che considera la vita umana come oggetto di scelta, di manipolazione, e indica le condizioni alle quali la scelta deve e può essere fatta, in modo da evitare accuratamente qualsiasi rischio di trovarsi di fronte ad una nascita condizionata, fisicamente e psicologicamente, da malattie che presentino il volto della gravità o addirittura della incurabilità - prosegue l'arcivescovo -. Scegliersi i figli come un nuovo e terribile supermercato, ovvero i figli ridotti a oggetti programmati per la soddisfazione dei propri genitori. Per non parlare delle donne ridotte ad “uteri in affitto” e al numero incalcolabile di embrioni umani coinvolti e bruciati in questo mercato della vita".

Un messaggio forte, in cui oltre alla difesa della vita mons. Negri affronta anche il tema della "grande povertà materiale che ha raggiunto livelli imprevedibili e inaccettabili. La mancanza di lavoro così diffusa e la povertà di beni materiali, compresi quelli che consentono un’adeguata alimentazione, tendono a diminuire la dignità della persona e la sua capacità di creare la vita buona in sé e attorno a sé. La povertà di tanti nostri fratelli ci deve schiaffeggiare ogni giorno e toglierci da quella insensibilità che troppo spesso si ammanta di perbenismo, di difficoltà, di senso della impossibilità a risolvere i problemi giganteschi in cui si dibatte l’intera società". In questo quadro pieno di criticità, mons. Negri afferma di non temere di "parlare di battaglia, quando la battaglia, come nel nostro caso, è espressione di amore alla Verità che è Dio, al bene, al bello e al giusto". Ed in ogni caso, conclude, "la nostra Chiesa di Ferrara non sarà mai connivente con coloro che ogni anno nel mondo massacrano milioni di esseri innocenti".