Paola Bardasi, le dimissioni nascondono conflitti interni

Sanità nella bufera, terremoto nell'Ausl

L'assessore regionale alla Sanità Sergio Venturi (foto Schicchi)

L'assessore regionale alla Sanità Sergio Venturi (foto Schicchi)

Ferrara, 25 giugno 2016 - «MOTIVI PERSONALI». Che può significare tutto. Paola Bardasi, direttore generale dell’Ausl Ferrara, si è ufficialmente dimessa e ora la palla passa nelle mani della Regione. Prossimo round lunedì, quando in giunta l’assessore alla sanità Sergio Venturi proverà a mettere mano al caso. Caso che, nel silenzio dietro al quale è trincerata la ex direttrice, ha colto di sorpresa anche i vertici dell’assessorato regionale.

«Motivi personali», che saranno vagliati lunedì a Bologna. Si parla, per esempio, di possibili irregolarità patrimoniali nei conti dell’Ausl Bologna. Crepa che emerge solo ora ma che affonda le sue fessure fino al 2004 quando Bardasi era direttore del servizio finanze dell’Ausl felsinea. Intanto le piste che si diramano dal caso Bardasi sono tutte aperte. Dai motivi strettamente personali – davanti ai quali tutto si ferma – al possibile scontro ai piani alti che avrebbe innescato la caduta potenti in casa Ferrara. Piani alti dove da tempo balla una ipotesi che solo ultimamente è stata accantonata: la fusione tra Ausl e Azienda Ospedaliera. «Ipotesi momentaneamente tramontata – spiega l’assessore regionale Venturi – perché la legge di stabilità ha cambiato in corso d’opera la possibilità di fusione tra queste realtà, consentendola solo nelle regioni a statuto speciale». Dire che era tutto pronto per il grande passo è troppo, sostenere che era la direzione auspicata dalla Regione per razionalizzare i centri di costo ferraresi collima con la realtà.

«Quello che faremo – commenta – è procedere all’integrazione tra le due realtà». Per poi, dovesse cadere la trincea che oggi ne impedisce la fusione, fare il grande passo per unificarle e – pensano in Regione – razionalizzare costi e posti di comando. Che la causa scatenante sia stata questa è presto per dirlo, ma di certo questa possibilità descrive il clima che sovrasta la sanità locale. Anche perché – trapela da fonti regionali – Ferrara è il capoluogo di provincia che, in Emilia-Romagna, drena più fondi ‘bolognesi’ in relazione alla cittadinanza. Allora come in un mosaico tutti i tasselli, anche quelli lontani nel tempo, trovano collocazione nella mappa dei costi da abbattere. Soprattutto a Ferrara. Tra le spine da togliere quella, per esempio, del trasporto dei farmaci dal vecchio Sant’Anna a Cona. Che costa 235mila euro l’anno perché nel nuovo ospedale non c’è un magazzino. «Motivi personali» e, come si evince, uno scenario destinato a riaprire tante partite.