Cona, Carradori: "Nessuna morte per legionella"

Il direttore generale sul caso del paziente deceduto

Il direttore generale dell’Azienda ospedaliera Sant’Anna Tiziano Carradori

Il direttore generale dell’Azienda ospedaliera Sant’Anna Tiziano Carradori

Ferrara, 11 settembre 2015 - «Una cosa è certa: quel paziente non è morto per legionella». Il direttore generale Tiziano Carradori si aggiusta la cravatta nel suo ufficio al secondo piano di Cona. Il quartier generale del polo che ogni anno dà ricovero ad oltre 30mila persone. Dopo la bufera scatenata dal ritrovamento del batterio della legionella in una delle docce della stanza dove era ricoverato Giuliano Catozzi, deceduto l’8 agosto per «un’insufficienza miocardica acuta con polmonite a carattere non infettivo», come annunciato dall’assessore regionale Sergio Venturi, il dg vuole chiarire alcuni aspetti. Partendo dalle parole della consigliera pentastellata Raffaella Sensoli, ieri al Carlino. «Ciò che dice – attacca – non corrisponde al vero. Il paziente non è morto di legionella, l’autopsia parla chiaramente. Così si genera allarme sociale».

Autopsia a parte, la prima ipotesi parlava di polmonite da legionella. Non è vero?

«Vero e ci siamo mossi per questo. L’autopsia è stata effettuata il 10 agosto, i riscontri hanno messo in evidenza però che la causa del decesso non aveva nulla a che vedere con il batterio. Le dirò di più: il documento parla di polmonite a carattere non infettivo».

Possibile che questo batterio, in misura così importante come in quella doccia, si trovi in un ospedale?

«Il batterio circola in acqua e può presentarsi ovunque, nelle nostre case, nelle strutture private, nei campeggi e pure negli ospedali. Le infezioni di tipo ospedaliero sono meno del 10%».

Quali sono i controlli?

«Ci sono linee guida, tradotte in ogni azienda, sulla base del piano di sicurezza idrico. Periodicamente facciamo un campionamento: se gli esiti sono negativi, si aspetta il prossimo step. In caso di alte concentrazioni, si procede con un piano d’azione che va dal flussaggio alla pulitura fino al posizionamento di filtri».

Qual’era la concentrazione batterica nella doccia di Cona?

«Ben superiore a 1000».

Positività riscontrata anche nell’abitazione del paziente...

«Dal 2008 esiste una delibera regionale che, previo consenso dell’interessato o dei suoi parenti, prevede un’indagine a domicilio. Questo genere di controllo è di competenza dell’Igiene pubblica».

La legionella a Cona non è una novità. Fu trovata anche nel 2011, cosa che bloccò il trasloco.

«In quell’anno non ero qui, mi risulta però che vennero effettuati interventi alla rete idrica».

Agli utenti dell’ospedale cosa possiamo dire dire di tutta questa storia?

«Che la legionella è un microrganismo molto diffuso e non diciamo che trovarla in un ospedale è un disastro. Il nostro dovere è mettere in atto tutto ciò che le norme indicano quali azioni per minimizzare il rischio. Cosa che facciamo e faremo in ogni istante».

Qualcuno ha parlato anche di poca trasparenza.

«Questa è un’azienda estremamente disponibile a fornire ogni elemento senza ledere le normative di legge. Siamo capofila per i dati aperti. La trasparenza è una grandissima cosa, vitale dal mio punto di vista. Attenzione però».

Cosa?

«È come un coltello e la si può usare per finalità positive o per strumentalizzazioni».