Da profughi a ‘volontari civici’ per pulire giardini e piazze della Gad

In azione due afghani, tre pachistani e un senegalese ospiti alla Casona

I migranti afghani e senegalesi nei giardini della mutua

I migranti afghani e senegalesi nei giardini della mutua

Ferrara, 5 settembre 2015 - Jabbar, Luqman e Lassana: nel loro piccolo, sono figure in qualche modo storico nel panorama dell’accoglienza che Ferrara garantisce ai migranti. Da agosto, infatti, sono i primi richiedenti asilo a svolgere – in modo totalmente gratuito – un’attività di «volontariato civico su aree pubbliche». Traduzione: tre giorni la settimana, dalle 9 alle 12, indossano una pettorina gialla ‘fluo’, impugnano scope e ramazze, e spingono un bidone per la raccolta dei rifiuti nella zona Gad. Dall’Acquedotto ai parchi di piazzale Giordano Bruno e via Nazario Sauro, dal Baluardo della Fortezza alle adiacenze dello stadio, puliscono strade e giardini, svuotano i cestini, strappano le erbacce. Riempiono sacchi di pattume. Ed in quelli invece del loro animo, svuotato dall’orrore e dalla fuga, provano a mettere un pezzetto di speranza.

«Siamo scappati dall’Afghanistan più di un anno fa, io e Luqman – racconta Jabbar –; con i talebani rischiavamo la vita ogni giorno, abbiamo attraversato Iran e Turchia prima di arrivare in Italia e poi a Ferrara». Sono ospiti della Casona assieme a Lassana, un giovane senegalese che invece ha attraversato il Mediterraneo su un barcone di disperati: è quello, sorride Andrea Fergnani (responsabile dell’associazione di volontariato) che dei tre parla meglio l’italiano, ma è timido e resta muto, sgrana gli occhi e spazza con vigore il vialetto dei giardini della mutua. I giovani migranti sono come detto i primi (assieme ad altri tre pachistani) a svolgere questa nuova attività di «volontariato civico». Non si può parlare di lavoro, neppure se come nel loro caso non è minimamente retribuito: «E’ un progetto avviato con le associazioni del volontariato – spiegano gli assessori alla Sicurezza Aldo Modonesi ed ai Servizi sociali Chiara Sapigni, assieme alla portavoce del sindaco Anna Rosa Fava – per favorire in qualche modo l’integrazione dei migranti e renderli partecipi della realtà in cui sono ospitati». In una decina di associazioni (dalla Città del Ragazzo al Canoa Club), altri profughi sono impegnati da tempo in servizi di carattere, per così dire, interno: in questo caso invece il progetto riguarda aree pubbliche, ed è stato reso possibile dal coinvolgimento di Hera (che ha garantito l’addestramento e i materiali), e soprattutto dall’Anolf, associazione legata alla Cisl.

«Per noi la casa è dove vivi – spiega Bruna Barberis –, e siamo stati lieti di offrire questa opportunità al primo gruppetto di sei migranti». L’Anolf, in particolare, garantisce la copertura assicurativa grazie alla quale Jabbar, Luqman e Lassana possono svolgere la loro attività. E in qualche modo identificarsi in un nuovo ruolo: «Mi piace lavorare per il Comune...», saluta Jabbar aggiustandosi il cappellino.