"Pochissime albicocche e purtroppo i prezzi non sono remunerativi"

L’allarme dei produttori del frutto ‘re’ dell’Imolese

Operai al lavoro

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Imola, 27 aprile 2015 - C’è qualcuno che rema contro i produttori di albicocche. Non è solo madrenatura, con una serie di circostanze sfortunate. C’è altro, e non se ne capisce la ragione. Ne sa qualcosa Domenico Errani, produttore di albicocche e non solo, e consigliere comunale a Imola nelle fila della maggioranza. Ragiona Errani: «Io so che raccoglierò oltre il 50 per cento in meno dello scorso anno. E come me, lo sanno tutti i miei amici produttori nell’Imolese, ma anche a Cesena e Castel Bolognese. La logica del mercato dice che se c’è meno prodotto, i prezzi dovrebbero salire, e con loro quanto viene pagato ai produttori». Ed ecco il ‘ma’ grosso come una casa. «Il Centro per lo sviluppo ortofrutticolo di Ferrara, istituzione pagata anche con i nostri soldi, ha fornito a Perpignan, in Francia, le stime della produzione italiana di albicocche nel 2015: il 7 per cento in meno!».

«Da 15 giorni – prosegue agguerrito Errani – io e gli altri produttori di albicocche stiamo contando i piccoli frutti sulle piante, varietà per varietà, impianto per impianto, ci confrontiamo sulle differenti operazioni colturali, varietà locali e importate, piogge, freddo ecc. Eppure a noi torna sempre la stessa produzione: i più bravi o fortunati raccoglieranno il 50 per cento. Perché il Cso dichiara a un incontro importante come quello di Perpignan in Francia un dato così inesatto?».

La domanda di Errani si basa su una conoscenza approfondita del settore: «Al Sud Italia – spiega – albicocco non ce n’è, in Europa ce n’è poco, in Italia se ne producono in annate normali dalle 200 alle 250mila tonnellate. L’Emilia Romagna da sola ne sforna il 25 per cento, e la maggior parte di questa coltura è concentrata tra Castel San Pietro e Cesena, vale a dire dalle 25 alle 30mila tonnellate. L’Italia, per inciso, è il quinto produttore al mondo di albicocche, dopo Turchia, Iran, Uzbekistan e Algeria. Per la produzione 2015 noi stiamo ragionando sul 30-35% di produzione rispetto al 2014, per una serie di eventi negativi che sono iniziati lo scorso anno con l’estate fresca, poi proseguiti con la scarsa presenza di gelo, le piogge insistenti a fiore aperto in primavera e una scarsa impollinazione». In soldoni, pochi frutti. «Quindi, riassumendo: se ho pochi frutti, spero in prezzi migliori – riflette Errani – Produrre un chilo di albicocche mi costa dai 60 agli 80 centesimi, dopo che ho risparmiato sui concimi e sui diradamenti. E adesso arriva il Cso che propone 60 centesimi da corrispondere al produttore come lo scorso anno. Fornendo quel dato, il Cso ha contribuito a creare un clima sbagliato sul mercato: chi distribuisce il prodotto può sempre chiedersi per quale ragione i produttori vogliono di più se il prodotto c’è. Ma di albicocche ce ne sono poche. Qui nella filiera si approvvigionano tutti, e ai produttori agricoli restano le briciole». La produzione dell’Imolese, forte di varietà come Cremonini, Reale di Imola, Bella di Imola e altre, è improntata sul prodotto precoce e medio-precoce, in pratica dal 20 maggio al 20 luglio. Tempo per tutelare i produttori ne resta poco.

ma. mar.