Alluvione, le famiglie di via Macerato: "Siamo stati fortunati, non ci sono state vittime"

Casalfiumanee, la difficile vita degli abitanti nella valle devastata VIDEO L'allagamento visto dall'elicottero

Case allagate a Casalfiumanese

Case allagate a Casalfiumanese

Imola (Bologna), 23 settembre 2014«Qui siamo solo fortunati che non ci sia scappato il morto”. Lo ripetono, uno a uno, i membri della piccola comunità – 12 famiglie, 32 persone in tutto – di via Macerato, a Casalfiumanese, rimasti praticamente isolati dopo il crollo del ponte in ferro su quello in calcestruzzo. Quel ponte che li collegava a Carseggio, sulla Montanara, oggi non è più percorribile nemmeno a piedi. A loro non resta che montare su potenti 4x4 e avventurarsi sulla strada d'emergenza (ma di fatto ancora una cavedagna) che 'sbuca' sulla Maddalena.

Anche il Carlino, ieri pomeriggio, ha percorso quella strada che allunga il viaggio di oltre 10 chilometri e che dovrà essere completata con stabilizzato e ghiaia. Una strada, larga poco più di una ciclabile, attorniata in più punti da pericolosi strapiombi e con pendenze vertiginose e che deve essere percorsa dai bambini che ogni giorno devono andare a scuola. Ma è l'unica che c'è. “Per metà passa sulle mie proprietà, ma ho subito deciso di riaprirla perché ci sono dei disabili”, spiega Marco Linguerri, osannato dal vicinato perché con la sua ruspa ha liberato dal fango buon parte di via Macerato. “Stamattina (ieri, ndr) sono venuti a prendermi con l'auto medica del 188 perché avevo una visita oculistica – racconta Benvenuto Amadori mentre controlla i lavori dell'ufficio tecnico regionale nel fiume -. La sera prima mi aveva telefonato il sindaco chiedendomi se avevo bisogno e ha organizzato il trasporto. È stata gentile”. Alessandro Marrani Poli da dieci anni ha aperto la pensione per cani Pet-Ville.

“Ora ho cinque cani in struttura – racconta -, ma per venirli a riprendere i proprietari saranno costretti a percorrere quella strada a monte. Stavo lavorando a un progetto da affittacamere ma se non riapriranno il ponte non verrà mai più nessuno qua. Siamo tagliati fuori”. Paolo Monti affitta all'Amadori alcuni capannoni dove vengono allevati tacchini e ora ce ne sono poco meno di 10mila. “Hanno cibo fino a mercoledì, mangiano 60 quintali di mangime al giorno – racconta -. L'ultimo carico di femmine era partito proprio sabato mattina, passando sul ponte. Ora per rifornire di mangime dovranno arrivare da sopra, scaricare il camion e portarlo ai capannoni in tre tempi. Mi aspetto che, senza ponte, disdicano l'affitto”. In casa sua l'acqua ha superato il metro e 20 d'altezza, molti mobili saranno da buttare, la porta blindata è stata scardinata e la sua vicina di casa si è salvata per miracolo. “Voleva mettere in salvo tre pulcini e due cani, ma ha rischiato di essere investita dalla piena – racconta -. Si è salvata solo arrampicandosi sui massi”. Le bombole del gpl all'esterno sono state trattenute solo dalle recinzioni e il grido di rabbia è uno solo: “Da due anni segnaliamo tronchi che si affastellano al ponte in ferro – ricorda Monti -. Un anno fa sono venuti a pulire, ma invece di portare via il legname lo hanno sotterrato qua. Uno voleva portarselo a casa e gli hanno detto che era proprietà del Demanio”.